Gli italiani sono uno dei popoli più longevi al mondo e uno dei popoli meno fecondi. La quota della popolazione anziana si amplia e modifica la sua struttura. Le modalità della presenza dei cittadini dai cappelli grigi avrà un forte impatto sulla società dei prossimi anni. L’aspettativa di vita in Italia avanza: le stime indicano 84,8 anni per le donne e 79,8 anni per gli uomini; migliorano le prospettive di buona salute, dato che un nuovo nato dovrebbe arrivare senza gravi malanni mediamente ai 59,8 anni se maschio e ai 57,3 anni se femmina.
Gli analisti osservano due cambiamenti nella struttura della popolazione anziana: da una parte, negli ultimi anni è cresciuta di più l’età media maschile: tendenza che si riscontra in molti Paesi europei. Gli uomini sono più attenti di prima a “monitorarsi”, si rivolgono al medico quando serve, hanno ridimensionato le loro cattive abitudini: per esempio, cala il numero di fumatori, ormai prossimo a quello delle fumatrici. Il secondo cambiamento è l’inversione di tendenza sugli anni di buona salute, che vede in svantaggio le donne. Secondo gli esperti, la differenza sarebbe da attribuire alla qualità della vita, perché su molte donne graverebbero le pressioni legate alle doppie responsabilità tra compiti di cura e domestici e impegno lavorativo. Lo stress inciderebbe in negativo sulle condizioni complessive della donna.
Le modifiche della struttura non impediranno, ma qualificheranno, il forte impatto sociale della considerevole quota degli anziani. Saranno i loro atteggiamenti a influenzare alcune dinamiche della società dai capelli grigi. Per immaginarli ci è utile l’esperienza quotidiana.
Potremmo delinearne tre che tracciano sfumature diverse: uno è l’adolescente di ritorno. Si tratta di persone che decidono di sperimentare tutto: dallo sport ai centri benessere, da nuove esperienze affettive e sessuali a viaggi intorno al mondo. Il loro tempo, una volta raggiunta la pensione è esploso e con questi atteggiamenti iniziano a consumarlo più che possono dentro una logica del “carpe diem”.
Il secondo atteggiamento di attesa e dipendenza riguarda il gruppo, composto prevalentemente dai più anziani, dei non autosufficienti: hanno bisogno di assistenza parziale o continua e richiedono un’attenzione alla loro famiglia. La loro vita è qualificata dai legami che ruotano attorno alla loro condizione.
L’impegno è l’atteggiamento del terzo gruppo, formato da quelli che investono il loro tempo in esperienze di volontariato, che si assumono, un po’ per necessità un po’ per amore, la responsabilità della solidarietà tra le generazioni che va dal supporto economico ai nipoti al sostegno esperienziale e alla trasmissione di “know how” per acquisire professionalità nel mondo lavorativo.
Dentro i tre atteggiamenti ruotano diverse visioni di uomo che rispondono nella pratica e, in modo diverso, alle domande che ha sollecitato il cardinale Bagnasco durante la sua prolusione al Consiglio episcopale: “Di quale uomo stiamo parlando? Quello semplicemente economico o quello segnato da dignità e trascendenza? È soggetto oppure oggetto, che verbalmente viene enfatizzato, ma che di fatto viene usato?”.
Negli atteggiamenti che risponderanno a queste domande, alla fine, si scoverà il peso dell’impatto degli anziani nella società dai capelli grigi.
Andrea Casavecchia – Agensir