Le traiettorie degli spostamenti giornalieri delle persone ci mostrano una geografia diversa da quella che si insegna a scuola. I movimenti spontanei e autonomi dei cittadini disegnano sistemi locali che non coincidono con i confini amministrativi (Comuni, Province e Regioni) e offrono un’indicazione sui luoghi abitati dalle persone e dalle loro famiglie. Così, seguendo i percorsi dei cittadini, l’Istat descrive un’Italia dai sette volti.
La nuova mappa è disegnata nell’ultimo Rapporto annuale, che offre una lettura originale del Paese. I diversi confini aiutano a capire meglio le differenze territoriali e a distinguere realtà che con una lente di osservazione diversa apparirebbero uniformi. L’analisi aiuta a capire meglio le differenze territoriali; ne emergono ricchezze, difficoltà e possibile prospettive.
Dal raggruppamento dei sistemi locali simili emergono sette volti dell’Italia.
Il più popoloso è quello delle città del Centro Nord che accomuna Roma e Milano, Venezia e Firenze. Gli abitanti sono concentrati nel capoluogo e sono più anziani della media nazionale; c’è un livello più alto della media nazionale di occupazione e le città hanno un potenziale attrattivo che integra i sistemi limitrofi in un unico polo.
C’è poi la città diffusa che si trova soprattutto nell’Italia padana e centro adriatica. Si caratterizza per aggregati urbani meno ampi e una distribuzione della popolazione sul territorio meno densa, però un forte livello di pendolarismo; ha la maggiore presenza di cittadini stranieri e di imprenditori, oltre che i tassi di occupazione più alti di Italia.
Il cuore verde è il terzo volto, che presenta caratteristiche rurali e sempre alti tassi di occupazione. Questa area è la custode dei paesaggi e delle ricchezze agroalimentari italiane si estende dall’arco alpino a quello Nord appenninico oltre che alle campagne del centro; inoltre ha un forte potenziale turistico.
Ai primi tre volti si aggiungono altri quattro volti che descrivono il Mezzogiorno del nostro Paese, dove si incontrano le maggiori difficoltà, ma anche speranze.
I volti più duri sono i Territori del disagio e il Mezzogiorno interno, essi comprendono rispettivamente zone urbane come quella di Napoli e Palermo con grandissima densità edificata e estremamente congestionata, ma con una popolazione più giovane della media nazionale e dall’altra parte le regioni della dorsale appenninica lucana, calabra e siciliana; questo territorio vede un continuo spopolamento e la popolazione è sempre più anziana.
Gli altri due volti hanno prospettive più vitali: Centri urbani meridionali e l’Altro Sud. I primi (da Catania a Taranto, da Salerno a Brindisi) hanno una tradizione dinamica che in questo periodo è in difficoltà, ma non presentano la congestione degli altri aggregati urbani meridionali. I secondi che miscelano città (da Avellino a Matera, da Cosenza a Ragusa) e campagne (come la Calabria ionica o l’entroterra etneo) presentano un livello di occupazione meno basso degli altri e una maggiore presenza di imprenditori. Il contesto demografico è ricco di relazioni familiari e di giovani. Come scrive l’Istat questo gruppo è il Sud che spera.
Andrea Casavecchia