Società / Mezzogiorno da coltivare: qui si può sperimentare “l’ecologia integrale” di Francesco

0
77

I segnali di ripresa nel nostro Paese ci mostrano la fatica delle regioni del Mezzogiorno che non recuperano riqualificazioneplo svantaggio accumulato. Dopo gli allarmi di fine luglio del Rapporto Svimez che indicava un Prodotto interno lordo in perdita di 1,3% contro il recupero del resto della penisola, con i consumi delle famiglie meridionali che non riprendono, mentre iniziano a ripartire nel Centro e nel Nord, con un sistema industriale che non investe, ora anche le rilevazioni Istat segnalano una disoccupazione nell’area oltre il 20% lontana del comunque alto 12% della media nazionale.
Nel recente dibattito si è parlato di Sud Italia alla deriva e di spopolamento delle Regioni che verrebbero abbandonate dai giovani in cerca di opportunità, favorendo il progressivo invecchiamento e il crollo della natalità.
Tuttavia non c’è una situazione irrecuperabile e risorse per un futuro diverso esistono, bisognerebbe essere in grado di proporre uno scatto in avanti capace di coinvolgere istituzioni e cittadini, organizzazioni locali e il sistema imprenditoriale esistente. La questione non è tanto la misura della distanza tra Nord e Sud, ma la possibilità di azione strategica delle persone, dei territori e delle comunità locali. La potenzialità di crescita parte dal basso. Come spiegava in “L’equivoco del Sud” Carlo Borgomeo: “Si tratta in sostanza di superare la cultura del divario del Pil come motivazione di fondo, base di riferimento e parametro di misurazione dell’efficacia delle politiche, per affrontare le vere questioni del ritardo del nostro Sud che, specie in alcune aree, è soprattutto un ritardo in termini di comunità, di ruolo delle istituzioni, di infrastrutturazione sociale”.
L’azione economica allora andrebbe accompagnata con un’azione sociale di accompagnamento alla costruzioni di reti e una tutela del patrimonio ambientale. Si tratta di rispettare anche la “cultura locale” di privilegiare la fecondità del pensiero meridiano.
Un’opportunità potrebbe essere la “green economy” come ipotizzano alcuni, perché permetterebbe di convertire sistemi industriali nella direzione di una riduzione dell’impatto ambientale e dalla innovazione di prodotti e processi produttivi e potrebbe valorizzare turismo e agricoltura che sono talenti inespressi. Ma, proprio perché si tratta di stimolare in alcuni casi, o di riconoscere in altri, le relazioni tra economia comunità e ambiente, il nostro Mezzogiorno potrebbe essere uno dei luoghi in cui scoprire e pensare come declinare e sperimentare la proposta di “ecologia integrale” di Papa Francesco, che nella “Laudato si’” osserva: “È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (n. 139).
Ambiente, economia, società e cultura andrebbero equilibrate dentro un unico processo per calibrare un nuovo modello di sviluppo realisticamente sostenibile.

Andrea Casavecchia