Società / Puntare sull’integrazione: per vincere i pregiudizi e valorizzare le persone

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Nelle nostre comunità vanno favorite dinamiche che integrino le diversità, il integhrazionedibattito sui flussi migratori non si può fermare alla pur importante attenzione al soccorso e all’accoglienza. Va affrontata a livello sociale e culturale la questione dell’integrazione dei cittadini stranieri non solo per vincere i pregiudizi ma anche per valorizzare le persone.
Puntare sull’integrazione è un investimento per le nostre comunità sia perché la vitalità economica del territorio spesso è valorizzata dalla presenza di lavoratori e d’imprenditori di cittadinanza non italiana, sia dal forte contributo al ricambio generazionale.
Un’indagine del Censis su “Una strategia per il futuro” descrive l’immigrazione dopo il periodo di crisi. La presenza di cittadini non italiani nel nostro Paese ormai supera i 5 milioni. Gran parte di loro sono persone con un forte radicamento nelle nostre comunità. Ci sono circa 2 milioni di famiglie con almeno un componente straniero, i minori che frequentano le scuole pubbliche sono circa il 9% degli studenti. Quasi il 20% dei neonati nell’ultimo anno è figlio di donne non italiane. Ormai oltre il 13% dei giovani tra i 18 e i 35 anni sono figli di immigrati. Molti di loro sono nati in Italia e non hanno mai visto, né conosciuto il Paese di origine dei propri genitori. Prima di perderli dovremmo investire su loro.
Gli indicatori descrivono un fenomeno stabile, che incide sulla morfologia demografica della nostra società e sulle dinamiche culturali.
Un’altra prova del radicamento strutturale del fenomeno l’abbiamo avuta durante la crisi, quando anche gli immigrati hanno iniziato a essere colpiti dalla disoccupazione. La reazione – dice il Censis – è stata simile a quella degli italiani: alcuni si sono diretti in altri Paesi, ma gran parte di loro hanno cercato nuove opportunità e sono riusciti a mettere a frutto alcune loro potenzialità: c’è chi si è messo in proprio, c’è chi ha investito in una azienda creando lavoro per sé e per altri, tantoché oggi gli imprenditori stranieri sono il 13% del totale, negli anni di crisi il loro numero è aumentato del 44%. Un ultimo indicatore evidenziato dal Censis è legato all’aumento delle assistenti familiari soprattutto provenienti dai Paesi dell’Est Europa che stanno diventando un pilastro per la cura degli anziani.
Contemporaneamente il periodo di ristrettezze ha anche causato problemi sociali, secondo l’Eurostat il 43,6% degli immigrati si troverebbe a rischio di esclusione sociale, perché loro non hanno le stesse reti di protezione degli italiani e questo genererebbe forti incertezze per il futuro. A questo proposito non sono efficaci azioni assistenzialistiche a pioggia, serve una strategia mirata attenta alle situazioni specifiche. La ricerca del Censis indica l’esigenza d’interventi di welfare e d’inclusione “il più possibile cuciti addosso alle diverse tipologie di stranieri che si trovano nel nostro Paese e ai diversi bisogni di cui sono portatori”.

Andrea Casavecchia

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