Società / Undici febbraio, Giornata del Malato e domenica di Carnevale. Un ossimoro che fa riflettere

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Questa seconda domenica di febbraio – coincidendo con l’11 febbraio, da 26 anni scelta come data significativa poiché si richiama al santuario mariano di Lourdes -, è dedicata alla “Giornata del Malato” con il riferimento al reciproco benefico affidamento di Maria e del discepolo da parte di Gesù dall’alto della croce. Sennonché quest’anno – quasi ironia della sorte – è anche l’ultima domenica di Carnevale, con tutto ciò che ne consegue. Questa sorta di “ossimoro” del calendario ci fa in qualche modo toccare con mano la duplice faccia della medaglia della vita umana: felicità e sofferenza, svago e fatica, gioia e dolore… E’ vero che all’una e all’altra di queste “ricorrenze” si dà probabilmente un valore molto relativo.
La Giornata del Malato è vissuta solo da una piccola parte – pur significativa – di quanti sono direttamente coinvolti nell’universo socio-assistenziale-sanitario. Il Carnevale è vissuto spensieratamente senza coglierne nemmeno l’origine, dato che il suo legame cronologico con la Quaresima è pressoché universalmente ignorato o snobbato. Ma, per restare al Carnevale, è pur vero che si cerca di coglierne il più possibile i frutti a livello turistico e commerciale, ed anche al livello di vita quotidiana con la ricerca almeno episodica di nuove forme di divertimento o di più semplici e classiche mascherate. Magari mitigandone le esagerazioni, come si è tentato di fare a Venezia con il tetto dei 20.000 ospiti in piazza S. Marco. Ma c’è un altro elemento che caratterizza questi giorni d’inizio febbraio, cioè l’entrata nel vivo della “campagna elettorale” in vista dell’appuntamento del 4 marzo. E qui, ahimè, sembra di assistere proprio ad una carnevalata, dal momento che – come è stato osservato da più parti e come tutti possono constatare – si fa a gara a chi la spara più grossa, giusto nello stile del motto “a Carnevale ogni scherzo vale”. Ma, pur concedendoci l’ilarità e lo svago propri di questi ultimi giorni carnevaleschi, si spera che con l’inizio della Quaresima più di qualcuno – anche tra i politici – metta la testa a posto.
Sfidiamo partiti e candidati a prendere sul serio il loro ruolo essenziale per la vita democratica del Paese e per la necessaria serenità di tutti. Sappiamo – come ancora è stato osservato – che il loro “potere” (anche per colpa loro) è andato assottigliandosi, tanto che nella conduzione del Paese – perfino nelle scelte socio-economiche non meno che in quelle etico-giuridiche, direttamente o indirettamente imposte – prevaricano e prevalgono (dopo il terremoto di Tangentopoli) le burocrazie amministrative e giudiziarie. Ma è ora che la politica – poiché è esattamente il suo compito precipuo, senza accodarsi al carro di quei “vincitori” – riprenda in mano la situazione. Burocrazia, come scienza e tecnologia, vanno “domate” nel modo giusto con principi etici e sociali: solo la politica – ispirata da sana etica – può affrontare e tentare di risolvere i problemi.
I candidati sono all’altezza del compito? Si sentono pronti? O rischiano solo un’avventura di Carnevale?

Vincenzo Tosello

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