Per iniziare a discorrere delle attività di padre Mario Sirica, missionario vincenziano, si prende in prestito un principio scientifico, enunciato da Antoine-Laurent Lavoisier (chimico e fisico francese vissuto dal 1743 al 1794): «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».
Principio che, se applicato all’impalpabile ambito della religiosità, serve a ponderare i valori assoluti di fratellanza e amore. Sentimenti sempre in perpetua fase evolutiva, che si trasformano in base alla quantità d’afflato d’amore, riposto nelle azioni quotidiane e verso il prossimo. Essi vengono pesati sui piatti della bilancia universale della coscienza terrena e divina e mai vengono annichiliti, bensì trasformati!
Padre Sirica, somma il suo agire sociale annettendolo alla missione della congregazione religiosa dei missionari vincenziani e, dunque, alla “società di vita apostolica”. Infatti, i sacerdoti e i laici consacrati, seguono i principi dell’ordine carismatico a favore del prossimo, con l’evangelizzazione dei poveri in spirito di carità ed umiltà, soprattutto attraverso le missioni popolari.
Padre Mario Sirica e il suo operato
La Congregazione a cui afferisce padre Sirica è stata fondata da San Vincenzo de’ Paoli nel 1625. In dettaglio, i Missionari Vincenziani sono presenti a Catania dal 1893, chiamati dal Cardinale Dusmet. Il loro operato si perpetua negli anni. Nell’ottobre 2010, essi si adoperano all’apertura di un luogo di accoglienza per senza dimora. Essa viene denominata “Locanda del Samaritano” e, di lì a breve, sarà diretta da padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas diocesana di Catania.
In particolare padre Sirica, appena ordinato diacono, nel 2013, viene inviato a Catania per prendere servizio e dirigere una struttura per senza dimora. Una delle strutture dedicate all’accoglienza è la citata Locanda del Samaritano, dotata di 24 posti letto. Essa si trova allocata sopra la caffetteria solidale “Pane quotidiano – coffee and more”, inaugurata lo scorso primo d’ottobre e sita in via Sant’Agostino, n. 5 a Catania.
Padre Mario Sirica direttore della Locanda del Samaritano
Gli ospiti della “Locanda del Samaritano” sono emarginati stranieri o locali. Infatti, tra coloro che sono definiti liminali per la società, si contemplano anche i catanesi! Il tasso di povertà tende a crescere, e si rilevano in costante aumento le percentuali di esodati e di uomini/donne soli o separati o vittime di violenza, o ancora, senza alcun reddito.
Per di più, l’ospitalità presso le strutture d’accoglienza è fruibile per 365 giorni. In realtà, i 24 posti della summenzionata Locanda del Samaritano aperta h 24, si sommano ad un totale di 80 posti letto, distribuiti in altre tre strutture adibite all’accoglienza. Si persegue così il principio vocazionale dei missionari vincenziani che si occupano degli ultimi della società.
Le altre strutture di accoglienza
Nel novero delle altre strutture, si contempla un dormitorio maschile e uno femminile e un cosiddetto: gruppo appartamento. Quest’ultima struttura, destinata all’ospitalità, rappresenta l’ultimo step del percorso di accoglienza, maturato in vista di un reinserimento sociale. Ad esempio, vengono allocati qui i soggetti che lavorano, e devono essere “svezzati” per accedere alla fase finale della routine quotidiana. O semplicemente, detto gruppo appartamento diviene funzionale per coloro che non sono in grado di sostenere il costo di un affitto e/o non hanno più riferimenti familiari (es. padri separati).
Nello specifico, riguardo al dormitorio femminile “Ruth”, si riferisce che esso è dotato di 12 posti letto, e si trova in Via Santa Maddalena n. 15, nei pressi della Caffetteria. Mentre, il dormitorio maschile, denominato “San Vincenzo de’ Paoli” è sito in Via San Agostino, n.3. L’apertura di questi luoghi d’accoglienza è fissata alle ore 19.30. Ivi, viene garantita la cena e la chiusura è preordinata alle 7.30 del mattino.
Gestione dei luoghi dell’accoglienza
A seguire, Padre Sirica riferisce che le dimore destinate all’accoglienza, vengono autogestite da parte degli ospiti, sempre sotto l’attenta vigilanza di missionari vincenziani e volontari. Questi luoghi sono dotati anche di portineria e spazi comuni. Qui, la presenza di un operatore verifica la partecipazione alla vita della “casa”. Così, gli ospiti vengono responsabilizzati alla condivisione degli spazi e a contribuire con propri servigi. Tutto ciò consente di verificare le possibili attitudini espresse dai soggetti per futuri impieghi lavorativi. In generale, tutto l’asset per l’ospitalità è all’insegna della gratuità.
Inoltre, padre Sirica afferma che vengono garantiti servizi di orientamento al lavoro, all’uopo, perfino consulenze legali. Si offre, altresì, l’opportunità di frequentare corsi dedicati alla comprensione della lingua italiana e ricreativi. Quale ulteriore sostegno, all’occorrenza, si dà supporto psicologico, di mediazione culturale e accesso a servizi socio-sanitari.
Per poter gestire l’ensemble delle strutture e dei servizi – racconta don Sirica – si ricevono risorse, quale contributo annuale da parte della Diocesi catanese, mentre altri liberi contributi provengono da benefattori privati. Detta “questua” permette di prodigarsi per fare e promuovere accoglienza, a favore delle persone svantaggiate.
Come accedere all’ospitalità a Catania
Ma come si può usufruire di questa realtà? A tal riguardo, padre Sirica delinea gli step per soggetti fragili, deboli e/o bisognosi. Essi possono giungere presso le strutture dei missionari vincenziani tramite organismi con funzione sociale, o segnalazioni, o tramite la Caritas diocesana.
Poi, la prassi conoscitiva del soggetto – richiedente ospitalità – prevede la fase del colloquio. A seguire, dopo aver compreso la natura della persona e rilevato le problematiche che affliggono l’individuo, si certifica altresì il suo stato di salute, anche mentale, e se sussistono eventuali dipendenze, causate da aspetti soggettivi vissuti. In siffatte circostanze, i casi umani che manifestano specifici problemi si rinviano a enti specializzati.
Anche all’interno della nuova caffetteria solidale: “Pane quotidiano – coffee and more” si trovano apposite stanze, adibite all’ascolto. Essa è fornita di arredi che testimoniano un’accoglienza all’insegna di armonia, bellezza e interior design.
La caffetteria è un luogo progettato per autofinanziarsi con il lavoro degli ospiti del centro. Nel circondario e precisamente in via Sant’Elena, si trova anche la biblioteca sociale “Sicomoro”. Ivi, è possibile effettuare delle consultazioni o leggere un libro anche da parte di individui esterni alle strutture d’accoglienza, ad esempio, da parte di studenti.
Infatti, questo target di soggetti, per via di istituti scolastici e/o universitari, orbita già nei pressi della caffetteria sociale e della citata biblioteca. Invero, è possibile parlare di centro diurno d’integrazione! In questi luoghi, il viandante, il passante che decide di fermarsi, anche per un caffè, può interfacciarsi con gli ospiti della locanda o delle altre strutture dei missionari vincenziani e creare anelli di congiunzione, comunicazione e interazione con l’altro.
Le opere di padre Mario Sirica nel segno della continuità
e protese al futuro
Le opere di Padre Sirica non si fermano di certo qui! Egli si fa altresì promotore di liaison con enti territoriali che possono garantire presenze lavorative all’interno di aziende.
Ed ancora, egli non manca di sensibilizzare la comunità con appositi momenti di incontro, con convegni e attività ricognitive e ricreative, per fare il punto sulla multiculturalità e sui nuovi criteri di misurazione applicabili alla povertà, con precipua attenzione al territorio.
In conclusione, l’auspicio è quello di ampliare gli spazi del cuore per accogliere, nelle adibite stanze, l’altro. Qui, alla stregua di un confessionale, si impara ad ascoltare le trame e i tanti talenti di vite liminali, nel tempo di un respiro e di una preghiera. Luce e Pax alle menti in ascolto!
Luisa Trovato