(10/08/2015) Mentre ci troviamo seduti attorno al tavolo comune, in giardino, a condividere un pezzo della propria identità con una nuova famiglia, tra canti tipici russi e musica leggera italiana, prendo appunti su ciò che mi accade intorno.
Stasera fa freddo qui a Cipro. Noi italiane abbiamo messo la felpa e le russe ci prendono in giro perché, da loro, queste temperature non ci sono nemmeno in estate, e qui sentono sempre caldo.
È un po’ nuvoloso e dal balcone della mia stanza le stelle non si vedono bene come le altre sere. Questa è la capitale, ma non c’è la confusione delle grandi città, d’estate i Ciprioti si spostano nelle località marittime o vanno all’estero; quelli che restano, invece, stanno per strada.
Passeggiando per le stradine della Παλιά πόλη (palià pòli), a qualsiasi ora, è facile vedere i παπούδες (papùdes) seduti fuori a giocare a Τάβλι (tàvli), il gioco tipico, e le γιαγιά (iaià) a spettegolare, aspettando che soffi un filo d’aria che dia loro sollievo e sempre pronte a scambiare due parole o un semplice saluto con i passanti, turisti principalmente. Ogni tanto si vede anche qualche bambino che gioca per strada o che va in bici, cosa quasi impossibile da vedere in una qualsiasi altra capitale. In questa settimana, soprattutto, la città è ancora più vuota, la settimana di ferragosto vanno tutti in vacanza, gli uffici chiudono, i negozi chiudono, e se non fosse per i Περίπτερα (perìptera), delle sorte di chioschi che fanno anche da tabacchi e mini market, tipicamente greci, facili da trovare in ogni strada e aperti, credo, 24 ore su 24, sarebbe quasi impossibile comprare qualsiasi cosa.
Calma, tranquillità, condivisione, aria di casa.
Carolina De Maria (da Nicosia, Cipro)