Se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi, torna alla memoria il popolo ebraico vagante nel deserto e la gioia per l’arrivo nella terra promessa.
Sembra incredibile, ma i tempi in Italia sono lunghi.
Una scossa sismica di pochi secondi ha il potere di distruggere o danneggiare ciò che con la costanza e l’amore è stato costruito nel tempo, giorno dopo giorno, gratuitamente e col sudore della propria fronte.
29.10.2002. Il tempo sembra essersi fermato bruscamente. Scossi, impauriti da un inaspettato terribile tremore della terra, i cittadini di Santa Venerina vedono i primi segni lasciati dal sisma: polvere, crolli, oggetti rovesciati per terra; nei giorni successivi la sabbia nera dell’Etna sembra voler ricoprire tutto, anche la speranza, la voglia di ricominciare. Sembra che le forze della natura siano ordinate verso un unico scopo: scoraggiare tutti.
Il vento e la pioggia non si fanno attendere, nella tensostruttura è impossibile talvolta tenere l’omelia, il rumore è assordante.
28.10.2014, ore 18.00, si torna alla normalità.
Si ha la sensazione che un tesoro che sembrava perduto sia stato recuperato, restituito a chi trepidava per il suo ritrovamento, che un popolo smembrato si sia ricostituito in unità. La gioia è profonda.
Tutto all’esterno come all’interno della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù parla al visitatore, al turista di passaggio, ma più ancora agli abitanti del comune. È un bene prezioso che viene affidato alla cura dei parrocchiani e dei cittadini tutti come in passato. Ma c’è ancora tanto da fare. Non è la disponibilità che manca.
Viene spontaneo chiedersi come hanno trascorso questi anni i parrocchiani.
La tenda dei Vigili del Fuoco li ha accolti subito dopo il terremoto, insieme ai fedeli delle tre chiese chiuse. Si può pregare dovunque, ma il cuore era stretto da una pena indefinibile. Il 15.12.2002 fu inaugurata la Chiesa Tenda.
Cominciò il cammino insieme alla due comunità di S. Venera e Bongiardo.
Un periodo di rinunce, ciascuna delle tre comunità si è dovuta adattare, tralasciare il proprio modo di vivere la fede, le proprie tradizioni.
È stato un tempo di “sofferenze”, ma nessuno si è lasciato abbattere. La fede, la speranza e la carità hanno trionfato.
Il piccolo gregge vivrà con una gioia nuova il momento in cui potrà pregare, potrà incontrare nel luogo più idoneo i propri fratelli.
Qual è il senso di tutto questo?
Chi non crede penserà che le vicende umane sono imprevedibili, che talvolta il destino non dia tregua, che tutto fa parte del fluire della storia; ma chi è stato educato nella fede penserà che chi affligge poi consola e permette che l’uomo sopporti dolore e sofferenza per uscirne più temprato, maturo, forte, pronto ad accogliere chiunque si rivolga a lui.
Di tal genere sono i sentimenti di quelli che ringrazieranno il signore nella loro Chiesa insieme al proprio vescovo Mons. Raspanti.
Leonarda Ronsisvalle