Storie, situazioni, spaccati di vita…. La parola veicolata dalla musica per raccontare sentimenti ed mozioni. Tante queste ultime sotto il cielo stellato di Zafferana Etnea. Venerdì 11 agosto, all’anfiteatro Falcone e Borsellino, Gianmarco Carroccia ha interpretato i successi di Lucio Battisti. Lui li ha fatti rivivere con la sua voce, Giulio Rapetti, meglio noto come Mogol, con i ricordi ad essi legati.
Uno spettacolo, organizzato da Eventi Olimpo, fatto di canzoni e momenti di dialogo. Il dialogo tra Mogol ed il pubblico, come avviene in un incontro amicale dai toni nostalgici. Le Emozioni promesse già nel nome stesso del tour di Carroccia, danno il via alla serata.
La musica italiana del passato resiste oltre lo scorrere del tempo. Non soltanto resiste. Rivive, rinvigorisce, ha sempre più voglia di esserci.
Con il pezzo Io vorrei…Non vorrei…Ma se vuoi Mogol descrive “la speranza frenata” di poter vivere una storia d’amore. Ne racconta la situazione originaria. Come se si temesse un ulteriore abbandono e di diventare “un’altra vittima”, in questo caso dell’Amore. La spiegazione di chi ha concepito il testo offre ai presenti il pezzo senza più veli.
Battisti rivive nelle interpretazioni di Carroccia
È anche il caso di un altro successo, I giardini di marzo. L’autore ne racconta il contesto, ovvero la sua giovinezza. Descrive il momento tanto atteso per i ragazzini dell’arrivo del carretto con i gelati. Ogni dieci giorni. Ma lui sapeva che non sempre la madre poteva dargli i soldi per acquistarli. Mogol condivide con il pubblico le sue esperienze, private, familiari e affettive.
Lo dichiara apertamente nel suo intervento che precede Il mio canto libero. Descrive la sua immaturità da giovane ventiduenne non pronto al matrimonio. Essendosi sposato, poco dopo essa viene fuori nell’incontro con una “rossa”. Da quel momento la scelta di vivere “in un mondo libero”, oltre “le accuse della gente”.
Condivide anche delusioni comuni, che toccano tutti. Ad esempio quando ci si rende conto che una persona non è come la si è immaginata, di averne sbagliato la comprensione. La paura di ammettere le “altre note stonate” rilevate in lei. Questo contiene Con il nastro rosa.
Gianmarco Carroccia artista sensibile ed essenziale
Sono momenti di confronto che anticipano le esecuzioni di Carroccia. Lui, in giacca e jeans scuri, rende protagonista la sua interpretazione. Semplice nel porsi al pubblico, quasi essenziale. Riesce a coinvolgere, a condurre per mano i presenti in canti e momenti di partecipazione. Riesce a compiere il viaggio nel tempo in modo naturale. Interpreta in modo fedele le canzoni di Battisti. E regala anche al pubblico una sua canzone, Un vero amore, scritta con Mogol. Si fa conoscere per le interpretazioni di sé stesso.
Un’altra giovane, Ludovica Leotta, allieva del maestro al CET, si esibisce all’apertura. Una serata in cui il passato ha abbracciato il presente ed il futuro, in chiave di perfetta continuità. Le canzoni di Battisti hanno permesso tutto questo. È stato possibile parlare della vita, di ciò che vi accade, delle sensazioni di benessere. Nello specifico, dello stato di benessere prodotto dal poter essere utili. Lo ha affermato con certezza Mogol, quando dice che il “senso della vita è aiutare gli altri”.
Rita Messina