Si apre il sipario ed il palco è gremito di personaggi. Sono contadini gioviali in bicicletta che si apprestano ad andare al loro lavoro. La scena agreste emana serenità. I bicchieri alzati comunicano una pausa di tranquillità, tra uomini e donne vestiti d’altri tempi. I tempi del secondo dopoguerra in Sicilia.
Questo è il contesto storico de L’elisir d’amore ai tempi di Ladri di Biciclette, rappresentato al teatro Massimo Bellini di Catania con la regia di Antonio Calenda. La musica di Donizetti ha accompagnato lo spettacolo lirico basatosi sul libretto di Felice Romani. Il retaggio cinematografico dell’Italia di quegli anni culmina nella presenza costante sul palco delle bici, compagne in tutti i momenti della rappresentazione e completamento della stessa.
I vari strumenti musicali, fra cui l’arpa, il violino, il pianoforte e tanti altri, incorniciano le performance canore dei protagonisti. Il maestro Luigi Petrozziello non lascia sfuggire una nota senza la sua direzione. Per tutto il tempo è un botta e risposta tra Adina, Nemorino ed il militare Belcore. A loro si aggiunge il dottore Dulcamara, conferendo quella vena ironica alla situazione.
Interpreti e biciclette nell’Elisir d’amore
A rappresentarli rispettivamente nelle varie serate i soprani Irina Dubrovskaya e Manuela Cucuccio, i tenori Mario Rojas e Valentino Buzza, i baritoni Clemente Antonio Daliotti e Giovanni Guagliardo. Mentre interpreteranno il dottor Dulcamara i bassi Francesco Vultaggio e Luca Galli. Le loro voci in alcuni momenti coesistono insieme, riuscendo a mantenere equilibrio ed armonia. La musica a tratti è incalzante, a tratti briosa, a tratti più lenta. Si adatta alle situazioni.
L’amore di Nemorino inizialmente sembra soccombere per via dei capricci di Adina. La stessa riconosce la sua natura di donna esigente. “Non ho fretta, un tantin pensar ci vò… Invano amor tu speri….che capricciosa io sono”. La donna risponde così alla proposta del militare Belcore. Ma fin dall’inizio usa la presenza di questo per far ingelosire Nemorino.
E dell’amore propone la sua immagine: “È pena l’amore costante! Ogni dì cambiar d’amante!”. Proprio quel “cambio”, però, da lei dichiarato come filosofia di vita, non le riesce. Ha difficoltà a metterlo in atto. Nemorino le tenta tutte per fare in modo che la donna accetti il suo sentimento. Cede all’imbroglio di Dulcamara e si affida all’elisir d’amore.
Anche Belcore cade nella rete delle assurdità e finisce per far arruolare Nemorino. “Ho ingaggiato il mio rivale (Anche questa è da contare)”, afferma il militare. Riconosce l’anomalia della situazione con un po’ di umorismo. Durante la storia il palco riesce a rendere la prospettiva. Biciclette su due file si muovono alle spalle dei protagonisti. Scandiscono i momenti della rappresentazione.
L’Elisir d’amore fa effetto….
La scena della preparazione al matrimonio tra Adina e Belcore si articola su tre piani. Il primo, di fronte al pubblico, ospita i tavoli degli invitati. Il secondo, al centro, è occupato dal tavolo dei futuri sposi. Il terzo, a chiudere, è lo spazio riservato alla banda. Proprio quando Nemorino non crede più di poter conquistare la bella Adina, l’elisir fa il suo effetto. In realtà è l’amore che è maturato nel cuore di lei. Si tratta di una storia d’amore a lieto fine, con l’Etna sullo sfondo.
In primo piano Tiziano Severini, con le scenografie ed i costumi curati da Manuel Giliberti. Tanti i personaggi che hanno arricchito ogni fase: i contadini, i militari, il mimo, ovvero Giancarlo Latina, nel ruolo dell’assistente del dottore, Giannetta, interpretata dai mezzosoprani Paola Francesca Natale e Albane Carrere. La magia di un elisir d’amore ha trasportato il pubblico in un tempo eterno. Il romanticismo è stato interpretato senza eccessi dalla lirica e smussato dell’ironia. L’applauso accorato dei presenti ha reso omaggio a quanto messo in scena.
Rita Messina