Il buio fitto della notte, il rumore degli aerei e il suono stridente delle mitragliatrici hanno dato l’avvio al viaggio indietro nel tempo del mondo teatrale. Domenica 29 gennaio, lo spettatore è stato catapultato nella fase finale della Seconda guerra mondiale in Sicilia.
Il teatro ha dedicato a S. Agata, ancora una volta, un momento di cultura, di emozione, di puro coinvolgimento per le vicende biografiche della martire.
Con l’approssimarsi della sua ricorrenza, è tornato a Catania lo spettacolo dal titolo “Agata, la Santa fanciulla”, organizzato e prodotto da Buongiorno Sicilia, in collaborazione con il Comune di Catania e la Fondazione Oelle Mediterraneo Antico Ets.
In settanta minuti di intrattenimento la vita di Agata è stata rappresentata in un mix di storia e libertà interpretative. A farle da cornice la vicenda che si svolge nella chiesa di S. Nicolò l’Arena, a Piazza Dante.
La location ha visto svilupparsi i movimenti della madre superiora, Mirella, interpretata da Barbara Gallo, alle prese con la perquisizione della chiesa da parte degli alleati. Il motivo dell’incursione, condotta da chi “dovrebbe essere liberatore”, è la ricerca del tesoro della Santa. La badessa parteciperà alle azioni di depistaggio, che permetteranno al tesoro di rimanere a Catania.
Proprio dal dialogo tra la suora e la giovane Antonietta, Greta D’Antonio, inizierà il flashback biografico della martire. Dinnanzi all’altare gli avvenimenti che videro la giovane giungere al sacrificio. Alle spalle degli attori l’imponente struttura dell’organo con le canne in legno e lega di stagno allineate. Il coro degli attori è funzionale ad abbracciare i momenti di sofferenza della Santa. Le loro voci diventano urla che rimbombano nell’ampio spazio della chiesa.
Il bianco delle mura si impone luminoso nel contesto di oscurità morali del proconsole Quinziano, Davide Sbrogiò.
Agata, la santa fanciulla tra verità ed invenzione
Verità ed invenzione hanno ribadito la certezza che “la guerra è un martirio”. I soldati muoiono per volere di altri. Agata è morta per volere di Quinziano. Martirio in entrambe le situazioni. Già nel 2020 la rappresentazione, scritta e diretta da Giovanni Anfuso, riuscì ad attrarre il pubblico e a creare emozione nel ripercorrere i fatti dolorosi della fanciulla. L’atmosfera è frutto di tante componenti. La capacità interpretativa degli attori è stata fondamentale per tenere desta l’attenzione degli spettatori.
Il silenzio, alternato a momenti di maggiore movimento scenico, curato nello specifico da Fia Distefano, ha scandito le sequenze. Il coro del martirio ha creato l’enfasi, accompagnato dalle musiche di Nello Toscano. Le varie figure si sono susseguite con il proprio ordine, in base agli spazi a disposizione. Spesso passavano nel corridoio centrale che divideva il pubblico. Le luci, studiate da Davide La Colla, hanno completato l’opera.
Nell’insieme il significato è sorto dai movimenti, dai gesti, dalle parole degli attori, nei costumi realizzati da Riccardo Cappello.
Gli altri interpreti sono Angelo D’Agosta nelle vesti di James Lanciano, Alessandro Romano in quelle di Orazio Pennisi, Giulia Messina, Agata, Santo Santonocito, San Pietro, Sebastiano Tinè, Melvin Konner, Luciano Fioretto, Corifeo, Elena Ragaglia, Afrodisia e Francesco Rizzo, Silvano. Costituiscono il coro Vittoria Scuderi, Ilenia Scaringi, Mariachiara Di Giacomo, Francesca Castro, Giuliana Cantone, Giuliana Catania, Andrea Gigante, Manuela Grimaldi e Gloria Trischitta. Aiuto regista è Agnese Failla. Le rappresentazioni si svolgeranno fino al 2 febbraio, con un solo spettacolo serale alle 20.
Rita Messina