“Ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia”. Sono le parole che il Santo Padre ha pronunciato durante la Celebrazione della Penitenza in San Pietro e che caratterizzano i primi due anni di pontificato. All’annuncio della misericordia, cuore del Vangelo, papa Francesco ha dedicato tanti gesti e parole.
Quale è l’itinerario teologico che conduce alla misericordia, volto di Dio (cfr. Ef 2,4) e impegno per l’uomo (cfr. Lc 6,36)? Il punto di partenza è il primato della grazia, cioè l’iniziativa di Dio attraverso il suo Figlio. L’esistenza cristiana, oggi come ieri, comincia con un incontro, quello con Gesù Cristo. Andrea, Giovanni e Simone furono guardati e chiamati da Gesù che camminava (cfr. Gv 1,35-42) e questa fu per loro una sorpresa, uno stupore, che li fece sentire fin da subito legati a Lui. Gesù Cristo è sempre il primo: precede l’uomo, lo aspetta e lo chiama. Questo è il primo momento della misericordia, attraverso cui il Signore “accarezza” e chiama l’uomo a seguirlo. All’origine di ogni chiamata e di ogni conversione c’è la consapevolezza che il Signore ha usato misericordia. Ecco perché non deve mancare lo sguardo interiore rivolto al Cielo, al mondo del soprannaturale, dove si contempla il dispiegarsi dell’azione misericordiosa del Padre.
All’uomo è chiesto di lasciarsi incontrare da Cristo, di farsi raggiungere dal suo amore misericordioso. L’episodio del pranzo organizzato dal fariseo è esemplificativo (cfr. Lc 7, 36-50). La donna peccatrice con le sue lacrime bagna i piedi di Gesù, li asciuga con i suoi capelli, li unge con il balsamo in segno di amore. Questi gesti sono la risposta all’amore misericordioso di Gesù per lei e le ottengono il perdono di tutti i peccati. Simone, il padrone di casa, non si lascia raggiungere dalla misericordia di Gesù nei suoi confronti: resta fermo sulla soglia della formalità; ha invitato Gesù nella sua casa, ma non lo ha accolto. Si lascia accarezzare da Dio chi riconosce il proprio peccato con umiltà. In questo senso il peccato dell’uomo è il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo, che è venuto non per i sani, ma per i malati (cfr. Mc 2,17).
La misericordia che Dio usa verso gli uomini diviene la vocazione cristiana per eccellenza, cioè la chiamata cui rispondere con la vita cristiana. L’impegno che l’uomo pone per essere gradito a Dio non consiste in uno sforzo titanico per compiere il bene, ma nell’accoglienza commossa e piena di gratitudine all’azione di Dio. La perfezione cristiana non è simile a quella dell’eroe greco che costruisce se stesso con le proprie forze, ma è la risposta concreta all’azione preveniente di Dio, che usa misericordia. Le opere di carità sono compiute dal credente come la corrispondenza più logica e coerente all’iniziativa di Dio. E opera di carità è usare misericordia verso gli altri.
Ora, la strada della misericordia è la strada che deve percorrere la Chiesa; essa sa di dover effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la domandano: essa è strumento in terra della misericordia divina. Una forma di misericordia è prendersi cura dell’altro. Davanti al male e agli errori commessi dagli altri ci potrebbero essere due tentazioni opposte: giudicarli e allontanarli in nome del rispetto alla legge o, al contrario, tranquillizzarli, come se tutto andasse bene. La via della misericordia è quella di accompagnare l’altro, sostenendolo nella sua fragilità. È un cammino da compiere con speranza. “Per questo ho deciso – ha detto il Papa – di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio”. Un anno di grazia.
Marco Doldi – Agensir