Suscita sempre interesse con la sua storia, emoziona e pone in atteggiamento di inevitabile riflessione chi si sofferma sugli avvenimenti della sua vita. San Francesco d’Assisi, il giovane che si avvicinò a Dio tanto da convertirsi e dedicare la sua vita ai bisognosi, nella semplicità dell’amore, è stato argomento dell’incontro, svoltosi lo scorso venerdì 11 gennaio, nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati, frazione di Acireale.
Le opere del santo, nato ad Assisi nel 1181, sono state passate in rassegna dalla teologa Letizia Franzone, che ne ha evidenziato due episodi in particolare. Su domanda di Mario Agostino, direttore dell’Ufficio Cultura della Diocesi acese, che ha moderato l’incontro, la Franzone ha raccontato di aver letto “tutto d’un pezzo” la biografia di S. Francesco e di aver sentito la necessità di confrontarsi con il proprio parroco, don Marcello Pulvirenti. Da questo incontro di pensieri è nata, poi, la volontà di condividere l’esperienza con la comunità e di poterle fornire un momento di sana formazione.
La figura di S. Francesco continua ad attrarre per la sua scelta di vivere in estrema semplicità e di accostarsi ai sofferenti con la sola forza dell’amore. L’episodio in cui il giovane scese dal suo cavallo per andare incontro al lebbroso è stato evidenziato dalla teologa come momento culmine del suo cambiamento di condizione sociale: dal benessere alla totale povertà. Dal distacco all’abbracciare la sofferenza altrui. La successiva vendita dello stesso cavallo a Francesco procurò i soldi che subito donò al prete povero, da lui rifiutati, per riparare la chiesa di S. Damiano. Questo il suo gesto per la “Chiesa”, intesa come luogo di incontro della comunità, dei fratelli, dimora di Dio.
Il pensiero sul trattamento riservato oggi a chi è diverso per cultura, abitudini, colore della pelle conduce a vedere l’esempio del Santo di Assisi con profonda ammirazione. “Riflettiamo sulla totale libertà di quest’uomo, che si è spogliato di tutte le sue ricchezze, rimanendo senza alcuna cosa materiale”, ha affermato Mario Agostino, evidenziando anche come possa risultare non facile comprendere fino in fondo, oggi come già allora, un gesto profondamente rivolto agli altri, un gesto che pone gli altri in primo piano e sé stessi in ultimo.
“La sua è stata una fede operosa, che lo ha condotto ad agire concretamente”, ha aggiunto don Marcello Pulvirenti riferendosi a San Francesco. Riflettendo sul suo agire, appare stridente il contrasto tra i ritmi incalzanti dell’odierna quotidianità, che sembrano non concedere tempo per osservare l’ambiente circostante, gli altri, le “altre” realtà, e la sua scelta di godere totalmente della semplicità della natura, fino a sconfinare nella povertà.
Spunti importanti di riflessione, dunque, che sono stati accompagnati dai piacevoli interventi musicali, inerenti ai canti francescani, da parte della Schola Cantorum Maria SS. Salus Infirmorum. “Iniziative di questo tipo permettono di soffermarsi e considerare l’importanza di poter dare il proprio contributo in termini di attenzione agli altri e opere di solidarietà”, ha affermato Giuseppe Vecchio direttore de La Voce dell’Jonio.
Rita Messina