Nella bellissima preghiera di dedicazione di una chiesa, nel cuore della solenne liturgia, il Vescovo dice queste parole: “….Oggi con solenne rito il popolo fedele dedica a te per sempre questa casa di preghiera; qui invocherà il tuo nome, si nutrirà della tua parola, vivrà dei tuoi sacramenti”. Con poche ed essenziali parole viene indicato qual è lo specifico di una Chiesa-edificio, che per nessun motivo può essere alterato da manifestazioni varie.
La Chiesa-edificio sacro, con la sua struttura e gli spazi liturgico-celebrativi deve orientare al mistero . La banalizzazione dell’edificio, con eventi lodevoli da un punto di vista caritativo e sociale, sminuisce il significato vero di quanto in essa viene celebrato e pregato.
La perdita della dimensione del sacro, che da tempo avvertiamo, ha portato a considerare la Chiesa-edificio ad un luogo di incontro, di convivialità, di festa, di ritrovo, di eventi che a buon diritto potrebbero essere svolte altrove in ambienti più idonei e adatti.
E’ urgente recuperare la dimensione della sacralità della Chiesa-edificio. Recuperarla nella sua costruzione, attraverso quei criteri applicativi sanciti dai Documenti del magistero che fanno di essa una “casa” diversa, tra le case degli uomini; recuperarla nella valorizzazione dei segni liturgico-celebrativi, che ancora oggi, in molte chiese risultano improvvisati e provvisori; recuperarla nel mantenimento di quelle condizioni che permettano a chiunque entra di disporsi alla preghiera. Recuperarla attraverso la celebrazione della liturgia, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (SC, 10), celebrata in maniera conforme a quanto prescritto, per evitare forme di “giovanilismo” o “adattamenti”, che sminuiscono il suo valore di “azione sacra per eccellenza” (SC,5).
Il recupero della sacralità del luogo favorisce quella partecipazione “attiva, pia, silenziosa, fruttuosa”, auspicata dalla Costituzione conciliare. Non di rado, infatti, si assiste ad assemblee liturgiche rumorose, distratte, poco partecipi, soprattutto nelle celebrazioni di taluni Sacramenti (prime comunione, cresime, matrimoni).
E’ urgente recuperare la sacralità della Chiesa-edificio per evitare di rincorrere nel rimprovero di Gesù fatto ai venditori del Tempio (Lc 19,45-48).
L’educazione al luogo, il rispetto del silenzio (“Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci del nostro tempo”, Beato Paolo VI, discorso a Nazareth, 4 Gennaio 1964), gli atteggiamenti da assumere, faranno veramente dell’edificio sacro una casa di preghiera e non uno dei tanti luoghi di incontro in cui tutto è lecito e possibile.
Don Roberto Strano
Direttore ULD Diocesi di Acireale