Fra luci, suoni e simboli allo stadio di Pyeongchang le cerimonia di apertura dei 12esimi Giochi paralimpici: una festa che mette in risalto la capacità di stare insieme e di osare. Parsons (Ipc): “Lo sport paralimpico cambia il mondo, in questi giorni vedrete lo spettacolo più bello”.
Lo sport paralimpico è oggi più forte che mai: non solo cambia le vite degli atleti, ma cambia anche il mondo. Nei prossimi giorni farete vedere lo spettacolo più bello al mondo, le vostre opere saranno raccontate per anni”. Ruotano tutte attorno al sogno e alla capacità di sognare le parole con le quali il presidente del Comitato paralimpico internazionale, il brasiliano Andrew Parsons, sceglie di omaggiare gli atleti che prendono parte ai dodicesimi Giochi paralimpici invernali di Pyeongchang 2018.
La cerimonia di apertura delle Paralimpiadi è uno spettacolo di luci e di suoni che avvolge tutto lo stadio di questa località a 180 chilometri da Seul: sfilano sorridenti le centinaia di atleti presenti in rappresentanza di 48 nazioni, alle quali si aggiungono anche gli atleti di nazionalità russa singolarmente ammessi alle gare e inseriti nella cosiddetta squadra degli atleti neutrali (per la Russia in quanto tale permane ancora l’esclusione per doping).
Sono 570, complessivamente, gli atleti iscritti, numeri che fanno di quella sudcoreana l’edizione più grande di sempre per quanto riguarda le Paralimpiadi invernali. E’ il presidente sud-coreano Moon Jae-In a dichiarare ufficialmente aperti i Giochi, con la bandiera paralimpica che viene issata sul pennone più alto.
Ad accendere il braciere sono, insieme, due atleti sud-coreani, una donna e un uomo: lei fa parte della nazionale di curling olimpica, lui della nazionale di wheelchair curling, la versione paralimpica disputata in carrozzina.
Il simbolismo mette in risalto la coesistenza, la voglia di stare insieme, la gioia di uno sport unito e di un mondo migliore. “Faremo vedere lo spettacolo più bello al mondo – scandisce il presidente Ipc, Parsons – e insieme cambieremo il mondo con lo sport, combatteremo per uno sport migliore, uno sport pulito e aperto: non saremo compiacenti e non saremo tolleranti, faremo quello che è giusto per i nostri atleti”, dice come a voler riaffermare che la severità che finora ha caratterizzato l’approccio del Comitato paralimpico rispetto al doping non verrà meno.
“Paralimpici – afferma rivolto agli atleti – continuate a lottare, divertitevi secondo le regole, spingetevi oltre i vostri limiti, continuate a sognare, le vostre opere saranno raccontate per anni”.
Durante la sfilata delle squadre, Corea del Nord e Corea del Sud si presentano separatamente, in due momenti differenti: non c’è dunque il bis di un mese fa, quando nella cerimonia di apertura olimpica le due formazioni aveva sfilato insieme sotto un’unica bandiera, quella che ritrae su sfondo bianco la penisola coreana, l’intera penisola coreana. E’ una scelta voluta, che tende a esaltare soprattutto la prima partecipazione in assoluto, ad una Paralimpiade invernale, della Corea della Nord, accolta dall’applauso forte e deciso del pubblico.
Non manca comunque l’occasione per un messaggio di unità, che avviene in un altro, altrettanto significativo, momento della cerimonia, quello dell’ingresso contemporaneo nello stadio di due tedofori (uno nord coreano, l’altro sud coreano) che portano la fiaccola paralimpica accesa a Stoke Mendeville (luogo di origine del movimento paralimpico) e poi portata in una staffetta lunga migliaia di chilometri in tutte le principali città della Corea del Sud, a partire da quella Seul che organizzò, nel lontano 1988, la prima edizione dei Giochi paralimpici disputati nella stessa città, negli stessi impianti e nello stesso Villaggio di quelli olimpici.
A PyeongChang sfila anche l’Italia, con i suoi 26 atleti, molti dei quali al debutto assoluto ad una Paralimpiade: largo ai giovani, chiamati da domani a riscattare il deludente risultato dell’edizione di Sochi 2014 ma tutti emozionati e felici oggi a sfilare dietro al nostro portabandiera, il nazionale di hochey Florian Planker, lui sì uno dei veterani della squadra, qui alla sua terza Paralimpiade invernale.
Non c’è neppure una donna nella squadra azzurra, che è tutta al maschile: nella difficoltà generale del movimento invernale, hanno avuto la meglio le scelte tecniche, con nessuna atleta davvero competitiva nelle gare. Agli uomini il compito di rappresentare l’intero paese.
“Il viaggio di un atleta – dice Parsons – inizia con un sogno, quello di gareggiare, di rappresentare il proprio paese, di vincere delle medaglie, di scrivere il proprio nome nella storia: da domani gli atleti paralimpici trasformeranno i loro sogni in realtà, si cimenteranno in sfide che alcuni non saprebbero neanche immaginare; attività che dapprima vi sorprenderanno, e poi vi esalteranno e saranno per voi motivo di ispirazione”. Si accende il braciere, e domattina è già l’ora di gareggiare.
Fonte: Redattore sociale