Sport e Santa Sede / Nasce “Athletica Vaticana” per portare il Vangelo tra gli sportivi attraverso la testimonianza di vita

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Guardie svizzere. Sacerdoti e monsignori della Curia. Dipendenti dei Musei vaticani, de L’Osservatore Romano e delle fattorie pontificie di Castel Gandolfo. Artigiani, vigili del fuoco, una farmacista ed anche una suora. Sono una sessantina e hanno tra i 20 e i 60 anni. Tutti diversi ma con una caratteristica comune: la passione per il running.
Sono i volti di Athletica Vaticana, community dei “maratoneti del Papa” nata spontaneamente più di un anno fa dal desiderio di condividere l’amore per la corsa, e dal 1° gennaio di quest’anno costituitasi associazione sportiva dilettantistica a tutti gli effetti, un inedito assoluto all’interno delle Mura leonine.
In questi mesi la rappresentativa podistica della Santa Sede ha partecipato a diverse manifestazioni sportive, ha composto la “Preghiera del maratoneta” tradotta in 37 lingue – compreso arabo, cinese, etiope e swahili – e alla vigilia delle maratone di Roma e Firenze ha promosso la celebrazione della Messa del maratoneta.

Presso la sala stampa della Santa Sede, la presentazione della neonata società sportiva e dell’intesa bilaterale con il Coni (Comitato olimpico nazionale italiano). Intervengono il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura; Giovanni Malagò, presidente del Coni e membro del Cio (Comitato olimpico internazionale), Luca Pancalli, presidente del Cip (Comitato italiano paralimpico); mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della cultura, maratoneta e presidente di Athletica Vaticana. Presente anche la capitana della squadra Michela Ciprietti, classificatasi terza alla Half Marathon Via Pacis dello scorso 23 settembre.

“E’ la prima associazione sportiva nata in Vaticano”, racconta al Sir, a margine della conferenza stampa, il presidente di Athletica Vaticana, mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda. Posta inizialmente dalla Segreteria di Stato sotto l’egida del Pontificio Consiglio della cultura – spiega -, la stessa Segreteria di Stato aveva chiesto di avviare un processo per dare una forma giuridica più idonea a questo gruppo originario di podisti amatoriali”.
Un percorso scandito da diverse tappe: “lo scorso 6 settembre Athletica Vaticana è stata costituita come associazione di fedeli; successivamente ha avuto il riconoscimento da parte della Segreteria di Stato ed è stata iscritta nel registro delle personalità giuridiche canoniche dello Stato della Città del Vaticano. Infine l’affiliazione alla Fidal (Federazione italiana di atletica leggera) a seguito della quale dal 1° gennaio 2019 siamo una realtà sportiva a tutti gli effetti, in Vaticano e in Italia”.
Qual è la vostra mission?
Definita negli statuti, consiste nel praticare e diffondere la pratica sportiva, in particolare l’atletica leggera, portando anche una particolare testimonianza di vita cristiana e il messaggio del Papa all’interno del mondo dello sport. Ha fini non soltanto sportivi, ricreativi o spirituali ma anche solidali e culturali. Portare il Vangelo nel mondo dello sport attraverso la propria testimonianza di vita.
Questo dunque l’impegno dei soci che, presentandosi come Athletica Vaticana, e pertanto riconducibili al Santo Padre, hanno un maggiore responsabilità nel vivere i valori dello sport e soprattutto quelli di vita cristiana.
Si può evangelizzare il mondo dello sport?
Come tutti gli altri ambienti, si può e si deve evangelizzare portando al suo interno l’annuncio di Cristo attraverso la testimonianza con gesti semplici e concreti. Non si tratta di fare proselitismo, come ammonisce Francesco, o propaganda ideologica, ma di trasmettere la luce e la vita del Vangelo mediante il contatto da persona a persona.
Quanti siete?
Il gruppo iniziale è di una sessantina di persone, ma ora è in corso il processo di tesseramento per cui è difficile indicare con precisione il numero degli associati. Questi adempimenti burocratici richiedono un po’ di tempo; tuttavia pensiamo di partire con una quarantina/cinquantina di soci che ci auguriamo possa crescere nell’immediato futuro”.
Che cosa cambia con la nuova forma giuridica?
La grande novità è rappresentata dall’atto giuridico che segna il passaggio da un gruppo di amici che corrono per conto proprio e si divertono, ad una vera e propria società con tutti gli obblighi ma anche le agevolazioni che questo comporta. Significa anche assumersi responsabilità e trovo molto interessante il fatto che sia nata come un’associazione di fedeli. Ora gli aderenti ad Athletica Vaticana potranno avere la propria tessera come affiliati alla Fidal. Siamo la società RM 390.
A quando il debutto ufficiale?
Come gruppo informale di amici, la prima uscita pubblica è stata la Via Pacis del 2017. Ora, in quanto associazione sportiva, il primo appuntamento sarà in Sicilia con uno dei nostri soci onorari: un sacerdote siciliano amante della corsa che ha anche buone probabilità di salire sul podio. Ma come gruppo, il primo appuntamento ufficiale sarà la Corsa di Miguel di domenica 20 gennaio.
Nell’elenco dei partecipanti apparirà finalmente anche Athletica Vaticana tra le società che hanno iscritto i propri membri.
Lo scorso marzo avete “adottato” Jallow Buba, 20enne gambiano, e Anszou Cissè, 19enne senegalese, richiedenti asilo ospiti della cooperativa “Auxilium” di Castelnuovo di Porto. E’ nell’aria anche qualche progetto con atleti disabili?
Athletica Vaticana ha fatto del messaggio dell’inclusione una propria bandiera. Per questo abbiamo accolto, sempre come soci onorari, i due ragazzi ospiti del centro di accoglienza rifugiati, ed ora abbiamo sottoscritto un memorandum of understanding con la Fispes (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali) per favorire l’inclusione di atleti disabili e promuovere anche all’interno del Vaticano e nel mondo cattolico una maggiore attenzione ai portatori di disabilità.

Giovanna Pasqualin Traversa

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