Siamo a abituati a guardare ai “vincenti sempre”, ai personaggi di successo cui nulla sembra precluso, che possono anche farsi beffe delle regole comuni. In questo caso il messaggio si ribalta e porta in primo piano l’esperienza del limite.
C’è una notizia di questi giorni che apparentemente non ha molto a che fare con il mondo della scuola, ma, a ben vedere, porta con sé qualche insegnamento importante.
Si tratta dell’annuncio di una campionessa dello sport, Elena Fanchini: mi fermo, rinuncio alle Olimpiadi, perché ho un tumore.
Elena, 32 anni, è una sciatrice. Una discesista forte, abituata e allenata ad affrontare i rischi a velocità elevate sugli sci. Aveva cominciato la stagione invernale con ottimi risultati, molti speravano in lei per le Olimpiadi di Pyeongchang. Qualche giorno fa aveva fatto trapelare problemi di salute. Poi l’annuncio choc: “Mi fermo”.
Già questo è un messaggio forte, che fa riflettere: non siamo supereroi. Anche un’atleta, una campionessa, una persona “vincente” deve ammettere qualche volta che non ce la fa. Siamo a abituati a guardare ai “vincenti sempre”, ai personaggi di successo cui nulla sembra precluso, che possono anche farsi beffe delle regole comuni. In questo caso il messaggio si ribalta e porta in primo piano l’esperienza del limite. La capacità di riconoscerlo.
Ma c’è di più nell’annuncio di Elena Fanchini, che con una franchezza disarmante ha aggiunto queste parole alla notizia dello stop: “A tutti é capitato di affrontare momenti difficili, momenti in cui la vita ci mette a dura prova. La vita mi ha messo davanti ad una nuova sfida, una cosa seria per cui sono costretta a fermarmi per curarmi. Non è facile perché penso a tutti i sacrifici, alla fatica, agli obiettivi della stagione, alle olimpiadi e ai miei sogni.
Tutto scivola via come pioggia. Questa è la vita, non sai mai cosa può succedere, ma io non mi arrendo, affronto questa nuova sfida con tanta forza e coraggio per tornare più forte e realizzare i miei sogni”.
Viene da pensare ai tanti ragazzi e alle tante ragazze adolescenti delle nostre scuole – e nelle nostre famiglie – continuamente alle prese con una dialettica difficile tra sogni e realtà, tra imperiosi sentimenti di onnipotenza e altrettanto forti depressioni. Quei ragazzi e quelle ragazze di cui diciamo che sono prepotenti, oppure estremamente fragili, che pensano di non cadere mai o che, quando cadono, non si rialzano più.
Ecco, le parole di Elena Fanchini vanno diritte al dunque. Fanno pensare alle difficoltà, ai limiti, alla fragilità, alla sconfitta. E nello stesso tempo lasciano aperta la porta a una voglia inesauribile di successo, di affermazione di sé. Elena si ferma davanti al tumore, alla malattia. E nello stesso tempo non si arrende. E’ pronta ad accettare l’insuccesso, il fallimento degli sforzi, delle fatiche fatte per prepararsi alle Olimpiadi. “Tutto scivola via come pioggia”. Anche i sogni per i quali si è lottato e faticato tanto. Ma questo è solo un nuovo punto di partenza. Consapevole, drammatico se si vuole usare il termine. Uno stop che costringe a ripensare se stessi, a rimisurare le proprie forze. A fermarsi ma non ad abbandonare la prova che, anzi, riprende con più energia: “Affronto questa nuova sfida con tanta forza e coraggio per tornare più forte e realizzare i miei sogni”.
Grazie Elena.
Alberto Campoleoni