Quello che ha preso il via da pochi giorni è un Giro d’Italia particolare, che avrà probabilmente, un valore straordinario, perché si corre durante l’Expo e il nostro Paese è invaso da milioni di turisti, la cui maggioranza è fruitore, se non appassionato, della bicicletta. Anche per loro, quindi, la Corsa Rosa può diventare uno “spot” per conoscere meglio, attraverso le sue strade, angoli di un’Italia dalla grande suggestione, come quelle dell’avvio, nel Ponente Ligure. Il Giro però resta soprattutto un fatto sportivo: ancora orfano della nostra punta di diamante, Vincenzo Nibali, che punterà a fare il bis al Tour, i favori di questa edizione vanno a quattro contendenti: innanzitutto Alberto Contador, che ancora non ha digerito dopo la Maglia Rosa 2008, quella del 2011 che gli venne revocata. Lo spagnolo si è preparato bene per la gara e potrebbe gareggiare nella prima fase a fari spenti, per poi venire fuori alla distanza, quando arriveranno le grandi montagne (quest’anno torna anche il temibile Mortirolo). Poi un terzetto pronto ad approfittare dei momenti di appannamento di Contador: dallo scalatore colombiano Rigoberto Uran, secondo nelle ultime due edizioni, all’australiano Richie Ponte pronto a staccare tutti nelle crono, fino allo sfidante numero uno: Fabio Aru, terzo al Giro lo scorso anno. Il corridore sardo rappresenta la grande speranza italiana ed è apparso in grande forma in tutte le brevi corse a tappe a cui ha partecipato nel 2015. Di sicuro sarà un Giro senza un dominatore assoluto, anche per la mancanza del suo detentore Nairo Quintana, che come Nibali ha puntato quest’anno sulla Grande Boucle, pur essendo la Movistar, capitanata da Benat Intxausti, una delle squadre destinate a “comandare” le tappe, così come la Astana, che cercherà di portare Aru sul podio finale di Milano il 31 maggio, mentre la Tinkoff Saxo ha affiancato a Contador il massimo esperto di corse rosa: quell’Ivan Basso, vincitore nel 2006 e 2010.
I numeri e i pareri degli addetti ai lavori ci dicono che dovrebbe essere un’edizione equilibrata, senza un dominatore assoluto, quindi battagliata fino all’ultimo traguardo, con 198 corridori al via, 22 squadre, 7 tappe per velocisti, due crono ma soprattutto 4 arrivi in alta montagna che come sempre decideranno la corsa. E per tornare a un punto d’incontro tra la grande kermesse ciclistica e l’Expo, c’è chi, in Liguria, terra in cui ha preso il via la corsa, ha già inventato la piadina dedicata ai mostri sacri del ciclismo: a Ceriale infatti un locale ha venduto la piadina Coppi e la piadina Bartali, ma molto successo hanno avuto anche quelle dedicate a Felice Gimondi oltre alla piadina “Cannibale”, il soprannome del più grande di tutti, Eddy Merckx.
Leo Gabbi