Dopo un’offensiva militare che ha portato alla rapida caduta di tante e importanti città del paese mediorientale, domenica 15 agosto 2021 i talebani hanno preso la capitale dell’Afghanistan, Kabul. I talebani hanno cacciato il governo precedentemente in carica, imponendo la propria autorità sulla nazione afghana e proclamando la nascita di un Emirato, perché a capo del governo è un “emiro”, generalmente un capo militare. Nel caso specifico dei talebani, ci si richiama direttamente al governo del 1996. Ma qual è la storia dell’Afghanistan che genera la condizione di oggi?
Storia / Come si arriva all’Afghanistan dei talebani?
I talebani sono un gruppo fondato nella città afgana di Kandahar nel 1994 da Mohammed Omar. Quest’ultimo era uno dei guerrieri di ispirazione islamica mujaheddini che aveva combattuto contro l’occupazione sovietica dal 1978 al 1989. Il loro obiettivo dichiarato era quello di ripristinare l’ordine dopo d’abbandono dell’Afghanistan da parte dei sovietici. Altro obiettivo era al contempo la formazione di un governo capace di sorvegliare sull’applicazione della legge islamica, chiamata “sharia’’ nella sua interpretazione più rigida. Dopo il ritiro dei sovietici, i talebani occuparono Kabul e Kandahar nel 1996. Sempre nello stesso anno i talebani ospitarono le basi dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, fondata da Osama Bin Laden, un fondamentalista saudita, noto negli anni ’90 per la guerra conto l’Unione sovietica in Afghanistan e poi fra i principali nemici pubblici degli Stati Uniti.
Storia dell’Afghanistan / Chi erano un tempo i talebani? Chi sono invece oggi?
Sono combattenti formati dalle guerre. Gente abituata a lunghe marce, a dormire in bivacchi improvvisati, mangiare poco e rischiare la vita. Nascono in Afghanistan sudorientale, zone tribali del Pakistan settentrionale e del Kashmir. Oggi sono davvero moderati come si proclamano? Come riportato dal Corriere della Sera, “il loro stile oggi appare diversi da quello di 20 anni fa. Basti osservare come si comportano di fronte a telecamere e macchine fotografiche. O come rispondono alle domande delle giornaliste donne. Cose impensabili nella seconda metà degli anni 90, dato che i giornalisti venivano arrestati dalle loro pattuglie della moralità”.
Cosa è successo l’11 Settembre?
Con l’espressione “attentati dell’11 settembre 2001’’ si intende la tristemente nota serie di attacchi coordinati contro gli Usa, sotto la direzione di Al Qaeda. Nell’arco di poche ore, quattro voli verso la California vengono sequestrati e dirottati per colpire le Torri gemelle a New York, il Pentagono (sede dell’esercito degli Usa) e Capitol Hill (sede del Congresso degli Usa) a Washington. L’ultimo bersaglio sarà l’unico ad essere mancato. La motivazione dell’attacco, secondo la versione dei terroristi, consisterebbe nel coinvolgimento degli Usa in presunti conflitti “contro i musulmani”, oltre al dichiarato sostegno allo stato di Israele.
In realtà tutti i quattro obiettivi dell’attentato ricoprivano un valore simbolico nella guerra di Al Qaeda agli Usa. Mentre il Pentagono è il centro del potere militare Usa. Capitol Hill è invece il centro del potere legislativo. Per finire, le Torri gemelle erano situate nel World Trade Centers, noto complesso finanziario nel cuore di Manhattan: metafora del potere economico degli Usa e della globalizzazione.
Storia / Cosa è successo dopo l’11 settembre in Afghanistan?
Come riportato dei colleghi di Repubblica, “l’attentato ha scatenato la reazione degli Usa con la guerra in Afganistan per sradicare il regime dei talebani (vicini al Qaeda) e neutralizzare lo stesso Osama Bin Laden”. In fuga da Kabul, i capi prima la governo si organizzarono nella parte ad est del paese, da entrambi i lati del confine con il Pakistan. Sul fronte occidentale, prima Obama e poi Trump hanno annunciato il ritiro delle truppe americane dal suolo straniero e da una guerra finanziariamente e umanitariamente non più sostenibile. Il Presidente Joe Biden è passato ai fatti con l’ordine di ritiro delle truppe americane dal territorio entro il 31 agosto scorso. Tutto ciò ha comportato la caduta del governo centrale già debole e, in seguito, la rapida avanzata dei talebani.
Sottovalutazione reale della situazione
Sul piano geopolitico, si è trattato dell’evento più importante dell’estate e sarà il più gravido di conseguenze per lo scacchiere mondiale. Le modalità di suddetto ritiro lo hanno trasformato in un fallimento eclatante per l’Occidente, di cui larga parte della comunità internazionale era consapevole da anni. Da questa situazione sicuramente emergono tanto la sopravvalutazione delle forze afgane quanto la sottovalutazione della capacità dei talebani. Ma soprattutto come la velocità con cui Washington abbia completato un disimpegno militare che ha creato un’opportunità d’azione colta immediatamente dai talebani.
Afghanistan: il ritorno dei talebani
Kabul cade il 15 agosto e il Presidente Ghani fugge all’estero. Dopo 20 anni di guerra, l’Afghanistan torna in mano ai talebani e Biden viene accusato di una disfatta epocale. Qualche settimana prima, l’avanzata delle milizie islamiche non aveva incontrato alcuna resistenza, promettendo di risparmiare coloro che avessero deposto le armi consentendo loro l’ingresso nei centri abitati. Pertanto Herat, Lashkar Gah e Kandahar non hanno vissuto momenti di pace in seguito all’assalto lanciato dai talebani, che distretto per distretto e casa per casa, tentano di avvicinarsi ai centri urbani. Il destino di quest’ultime da un punto di vista territoriale sia simbolico potrebbe essere cruciale per la tenuta dello stato, aprendo una crisi umanitaria.
A distanza di qualche settimana, i talebani entrano a Kabul, mentre le missioni diplomatiche si affrettano alla fuga. In serata, la situazione all’aeroporto si è fatta caotica. I marines sparano colpi in aria per evitare che la popolazione in preda al panico prenda d’assalto gli ultimo voli in partenza. Sono immagini di una disfatta totale che arriva dopo 20 anni di guerra con oltre 250 mila morta e 88 miliardi stanziare per addestrare le forze afgane. Poche ore dopo la fuga del Presidente, i talebani hanno annunciata la fine dell’ostilità e la nascita dell’Emirato islamico dell’Afganistan.
Nuovo governo islamico “aperto ed inclusivo”
“E’ ora di metterci alla prova. Faremo tutto il possibile per migliorare le vite degli afgani’’ aveva affermato subito Abdul Ghani Baradar, nuovo volto politico del movimento, circondato da uomini in un video registrato dall’ufficio presidenziale. Intanto, come ricostruito fedelmente dall’ISPI, il nuovo governo talebano è entrato ufficialmente in carica nelle ultime settimane. Al grande scetticismo sul piano internazionale e diplomatico, si aggiunge l’evidente assenza di una strategia da parte della nuova realtà, destinata però, al momento, a governare su un popolo sofferente e sfiduciato.
Roberta La Terra