La storia della Tabula Rogeriana costituisce emblema dell’incrocio del multiculturalismo in Sicilia. Del resto, la convivenza tra diverse culture può dare risultati insperati, irraggiungibili senza il loro incontro. In passato, più di adesso, la tolleranza era cosa improbabile, ma pur sempre possibile e la storia è piena di casi in cui si applicava di fatto quello che noi oggi chiamiamo multiculturalismo. La Tabula è un caso da studiare del Regno di Sicilia del XII secolo.
La storia della Tabula Rogeriana: l’incrocio del multiculturalismo in Sicilia
Il regno nacque a seguito della conquista normanna da parte della casa d’Altavilla, la quale potette fregiarsi del titolo di gran conte di Sicilia e poi re da Ruggero II in poi. È proprio sotto quest’ultimo che si ebbe il massimo della tolleranza culturale e Religiosa. Difatti all’epoca oltre che i normanni e le comunità che rispondevano al cattolicesimo vi erano una grande presenza di greci ortodossi. Reduci della dominazione bizantina, e arabi, reduci di due secoli di emirato islamico.
Pur non rimanendo molto della ricchezza dell’emirato di Sicilia (ad esempio i normanni avevano abbattuto o riconvertito in chiese le moschee che avevano fatto dell’isola una perla del mondo islamico), gli arabi non furono scacciati dall’isola e anzi potettero contribuire con le loro competenze. Un caso degno di nota che può dimostrare quanto la Sicilia, pur terra cristiana, era un incrocio tra mondi distanti è la Tabula Rogeriana.
Uno dei più importanti planisferi della storia
Quest’opera, voluta per l’appunto da Ruggero II, è uno dei più importanti planisferi medievali. L’artefice di tale opera fu un tale Muḥammad al-Idrīsī, nobile maghrebino nato a Ceuta presumibilmente nel 1100. Di lui non si sa molto, se non che aveva discendenze dirette con la famiglie nobili del Marocco e del califfato di Cordova, gli Hammudibi. Grazie a queste parentele aveva avuto la possibilità di studiare a Cordoba, altra città fiorente del mondo islamico di allora. Oltremodo anche di viaggiare in buona parte dell’Europa occidentale e del Maghreb.
Però in quel momento il califfato era abbastanza instabile, spingendo al-Idrīsī a trovare accoglienza altrove. Finendo cosi per lavorare per Ruggero II dal 1138 in poi fino alla sua morte, avvenuta presumibilmente nel 1166. Ruggero II per lui fu il principale finanziatore e protettore (la dinastia Hammudibe era caduta nel 1157, facendo di al-Idrīsī una figura scomoda se fosse tornato in patria). Cosa non insolita visto che il sovrano siciliano si circondò di intellettuali e studiosi di vario tipo durante il suo regno.
Tabula: la mappa nata dal multiculturalismo in Sicilia
Il risultato della collaborazione fu, dopo circa quindici anni di lavoro, di un planisfero ritratto su un grande disco d’argento suddiviso da settanta parti, raccolte anche in formato cartaceo. La rappresentazione di quest’ultime era, per l’epoca, con una particolare precisione matematica e antropologica. Frutto sia delle conoscenze della cartografia islamica sia delle conoscenze greche tradotte in arabo come nel caso di Tolomeo, da cui ad esempio al-Idrīsī aveva tratto spunto per le suddivisioni.
Egli calcolò che la circonferenza terrestre fosse di trentasettemila kilometri, sbagliando solo di tremila. Rappresentando nel planisfero con notevole dettaglio le coste mediterranee, con maggiore dettaglio nella Sicilia, con infine parte dell’Europa centrale e Settentrionale. Dell’oriente rappresentò con accuratezza il mondo arabo fino alla Persia, arrivando poi a mappare anche l’India e aree della Cina. In pratica era riuscito a rappresentare buona parte del mondo conosciuto di allora.
La Tabula Rogeriana, emblema del multiculturalismo in Sicilia
Oltre che le conoscenze intellettuali di due mondi, motivo per cui la raccolta è anche considerabile antropologica sotto alcuni punti di vista. Al-Idrīsī prelevò parte delle sue informazioni da viaggiatori e mercanti che avevano personalmente conosciuto quelle terre e oltremodo. Come già detto precedentemente, anche lui stesso aveva viaggiato possedendo quindi delle conoscenze antecedenti in merito. Da notare, infine, che tale mappa utilizzò la proiezione in uso nel mondo islamico, la quale imponeva la rappresentazione del mondo con il sud in alto e il nord in basso (per noi quindi le mappe sembreranno capovolte).
Del planisfero originale non è rimasto nulla, andato perduto quando nel 1161, sotto il regno di Guglielmo I, fu trafugato da una sommossa popolare. Del libro invece, essendo stato usato e considerato la mappa più precisa del mondo fino all’età delle esplorazioni. Ne sono sopravvissute dieci copie trovate e custodite in posti diversi, di cui la più antica (risalente al 1300) è custodita nella biblioteca nazionale di Francia. La convivenza tra diverse culture può dare risultati insperati, irraggiungibili senza il loro incontro. In passato, più di adesso, la tolleranza era cosa improbabile, ma pur sempre possibile. E la storia è piena di casi in cui si applicava di fatto quello che noi oggi chiamiamo multiculturalismo; un caso è il regno di Sicilia del XII secolo.
Giuseppe Emanuele Russo