Perché il Partito Popolare Italiano fondato da Luigi Sturzo è considerato fondamentale nonostante la sua breve vita? Forse è utile ripercorrerne la storia, dalla sua nascita alla fine della sua breve esistenza, passando per le ideologie e i fondamenti del suo creatore.
Partito Popolare Italiano / Le origini e la carta istitutiva di Luigi Sturzo
Probabilmente si può definire innanzitutto l’importanza di un lascito nella sua concretezza, capace di condizionare la vita della Repubblica Italiana. Per comprenderne l’importanza però bisogna far riferimento in primis a quell’“Appello ai liberi e forti” di Luigi Sturzo, carta istitutiva del programma del suo partito presentato pubblicamente il 18 gennaio 1919.
In esso si può comprendere il lato rivoluzionario del partito di Sturzo, volto al miglioramento delle condizioni e della rappresentanze (a prescindere del sesso) dei poveri e dei lavoratori. Invero il cambio del sistema di voto a proporzionale e universale maschile e femminile, l’istituzione di organi decentrati e la libertà d’associazione. Altri punti del programma a favore del popolo era la creazione di uno stato sociale, il diritto al lavoro e una scolarizzazione migliore. Otre a ciò, era a favore di qualsiasi politica estera a favore dell’autodeterminazione dei popoli e della pace internazionale. Le idee di Sturzo sono quindi in qualche modo particolarmente progressiste e all’avanguardia per l’epoca, accomunabili a quelle odierne ed ancora peraltro spesso ricercate.
Sturzo: Partito Popolare Italiano / Il contesto storico dell’epoca
Un programma simile sembrerebbe forse banale al giorno d’oggi, ma all’epoca non lo era affatto. Bisogna tenere in considerazione il periodo socio-culturale all’interno del quale si fa strada. Nel gennaio del ’19 l’Europa era infatti sconvolta da scontri sociali e, nell’est europeo, da violente guerre civili. Per non parlare del futuro a breve termine più che convulso, visto che il trattato che porrà fine alla grande guerra, quello di Versailles, sarebbe stato firmato mesi dopo. Parte delle cose a cui siamo abituati come la scuola, il voto, l’assistenza, le pensioni e le rappresentanze regionali non erano mai esistite, o erano scarse se c’erano. Dei punti del programma esisteva solo il suffragio universale, ma esclusivamente maschile. Mentre la scuola doveva confrontarsi con uno degli analfabetismi più alti tra i paesi occidentali di allora.
In pratica la libertà, le tutele e i diritti a cui siamo abituati non esistevano già da prima dell’arrivo del fascismo. Il partito morì ufficialmente pochi anni dopo, nel 1926 per volere del Duce: la sua storia e le sue rivendicazioni non sono tuttavia certo finite nel silenzio, anche se hanno formalmente ricevevuto il colpo di grazia quando Sturzo, al ritorno in Italia nel 1946, si discostò dalla DC (Democrazia Cristiana), il partito più vicino a quello da lui creato. Eppure, parte del suo programma originale è contenuto nella Costituzione Italiana. Segno che il PPI aveva assolto postumamente il proprio compito e che quindi l’importanza conferita dagli storici è più che giustificata.
Emanuele Giuseppe Russo