La coincidenza del referendum ha fatto passare silenzio il ricordo dei 150 anni dalla “Breccia di Porta Pia”.
Il 20 settembre 1870 alcune settimane dopo la caduta di Napoleone III (battaglia di Sedan 1º settembre) l’esercito italiano guidato dal generale Raffaele Cadorna, con un colpo di cannone aprì una breccia nel muro di recinzione della città di Roma, capoluogo dello Stato Pontificio, a pochi passi dalla Porta Pia disegnata da Michelangelo, non più difesa dalle truppe francesi, annettendo lo Stato Pontificio al Regno d’Italia e provocando decine di morti tra soldati italiani e zuavi pontifici. A questo evento seguì il 3 febbraio 1871 la proclamazione di Roma capitale del Regno.
Dal 1870 Pio IX, l’ultimo Papa Re e i suoi successori non uscirono dai Palazzi Vaticani in segno di protesta. Il conflitto si è protratto per quasi cinquant’anni sul piano diplomatico, fino alla data dell’11 febbraio 1929, quando il Trattato Lateranense ha riconosciuto la sovranità dello Stato della Città del Vaticano, che ormai non aveva nulla in comune con l’antico Stato Pontificio.
La Santa Sede libera dal vincolo di un principato territoriale, assecondando il processo formalizzato nel Concilio Vaticano I, ridefinisce il ruolo del Papato sul piano propriamente religioso e sovra-nazionale.
Della “questione romana” che ha avuto come principale protagonista Papa Pio IX, hanno parlato tra gli altri a Pio XI e poi il cardinal Montini poco prima di diventare Paolo VI solennemente in Campidoglio, alla vigilia dell’apertura del Concilio.
Dopo la fine della prima guerra mondiale vi furono i primi contatti fra Santa Sede e Regno d’Italia per porre fine all’annosa controversia ed era presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Alla morte di Benedetto XV, per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz’asta.
Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all’indomani della marcia su Roma con l’introduzione della religione cattolica nelle scuole, con funzione di ancella della filosofia (1923) e l’autorizzazione ad appendere il crocifisso nelle aule.
Con i Patti Lateranensi, richiamati anche nell’articolo 7 della Costituzione della Repubblica, si chiude la pagina storica della “questione romana”, che merita attenzione per i risvolti e le evoluzioni sociali e culturali che ne sono derivate.
A distanza di centocinquant’anni ci s’interroga sul futuro e sulla prospettiva della città di Roma nella triplice dimensione cattolica e religiosa, capitale d’Italia, simbolo storico universale.
Una città chiamata, soprattutto in questa stagione di crisi prolungata in cui versa, a “diventare ciò che è”, ovvero un grande segno positivo.
Oggi l’emergenza di Roma Capitale e la complessità di una Città che custodisce il più elevato patrimonio di cultura e di valori, impegnano a saper guardare oltre, con un rinnovato slancio non solo politico e amministrativo, ma anche culturale e morale.
Giuseppe Adernò