L’apprensione del presidente dei vescovi, monsignor Ignatius Kaigama: “Nessuno sa i motivi di questa strage. I Boko Haram attaccano chiunque: musulmani che non condividono la loro visione, cristiani, animisti, bambini, giovani”. E ancora: “Alcune parrocchie sono state chiuse, molti preti, seminaristi, suore e novizie sono stati spostati, li stiamo ospitando in altre diocesi, in luoghi più sicuri”. Timore per i condizionamenti alle prossime elezioni.
“Come cristiani siamo molto preoccupati, anche se la distruzione e la violenza sono concentrate in due o tre aree al nord est del Paese – Borno, Jobe e Adamawa -. Ma anche i musulmani sono impauriti. Tutti sono preoccupati, perché Boko Haram non fa distinzioni”. A parlare al Sir è monsignor Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana, commentando le ultime notizie giunte dalla Nigeria: si temono circa 2mila morti dalle ultime offensive dei jihadisti di Boko Haram nel nord est della Nigeria, nella città di Baqa e in altri 16 villaggi vicini nello Stato di Borno. Boko Haram, che significa “l’educazione occidentale è peccato”, avrebbe preso il controllo del 70% della regione, consolidando il “califfato” proclamato mesi fa nell’area, con oltre un milione di sfollati in fuga. Tra i villaggi periferici di Baqa risultano distrutti quelli di Dorn-Baga, Mile 4, Mile 3, Kauyen Kuros e Bunduram. Se i numeri venissero confermati, si tratterebbe della strage più sanguinosa e clamorosa. E non va dimenticato il rapimento di oltre 200 ragazze a Chibok, di cui da quasi un anno non si sa più nulla. Intanto il 14 febbraio sono previste le elezioni: si ricandida l’attuale presidente Goodluck Jonathan, del People’s Democratic Party (Pdp) e non è ancora sicuro se nelle instabili zone del nord sarà possibile allestire i seggi.
Preti e suore spostati dalle zone a rischio. “Ho saputo della strage dalla televisione perché noi siamo lontani – dice mons. Kaigama parlando da Abuja -. Pare che siano coinvolti molti villaggi, ma è difficile avere notizie più circostanziate. Nessuno sa i motivi di questa strage. I Boko Haram attaccano chiunque: musulmani che non condividono la loro visione, cristiani, animisti, bambini, giovani”. Il presidente dei vescovi nigeriani è in contatto con i vescovi delle diocesi coinvolte: “Alcune parrocchie sono state chiuse, molti preti, seminaristi, suore e novizie sono stati spostati, li stiamo ospitando in altre diocesi, in luoghi più sicuri”. Ma anche se le comunità cristiane in quelle zone stanno “soffrendo e morendo” si continua a vivere: “A Natale hanno celebrato le messe. Non hanno intenzione di convertirsi all’islam come cerca di imporre Boko Haram. Ma bisogna affrontare il problema come una questione umanitaria, perché i musulmani sono colpiti allo stesso modo dei cristiani, dobbiamo quindi restare uniti contro il male”.
Cristiani e musulmani fanno appello al dialogo. “Come leader cristiani, insieme ai musulmani, facciamo sempre appello al dialogo – afferma mons. Kaigama -. È una questione complessa, perché è difficile per il governo mantenere la sicurezza in quei territori, non c’è disponibilità al dialogo da parte dei terroristi ma solo uso della forza”. Secondo il presidente dei vescovi nigeriani, “il governo ha fatto abbastanza ma ora Boko Haram è presente in tre distretti, quindi non è ancora effettivo lo sradicamento da questi territori. Nel frattempo sono stati compiuti altri misfatti, violenze e rapimenti e si fa tutto più complicato”. A suo avviso “la presenza di Boko Haram in quelle regioni può condizionare le elezioni. Ma nel resto della Nigeria tutto si svolgerà regolarmente. Si teme che Boko Haram possa approfittare della tornata elettorale per piazzare delle bombe o compiere nuovi attacchi”. Il prossimo mese di febbraio ci sarà l’assemblea dei vescovi nigeriani, dalla quale uscirà una dichiarazione in vista delle elezioni. “Come sempre inviteremo anche il presidente Jonathan al quale chiederemo degli impegni rispetto alle nostre richieste. È molto probabile che riesca a venire”, conclude mons. Kaigama.
Questione più politica che religiosa. Non sapeva nulla della strage monsignor Felix Alaba Job, vescovo emerito di Ibadan, già presidente dei vescovi nigeriani. Nella sua regione la situazione è tranquilla: “Qui tutti condannano i Boko Haram, anche il capo dei musulmani. Secondo noi è una questione più politica che religiosa”. Il grande problema, a suo avviso, è che “non si sa chi sono i capi di Boko Haram per cui non si capiscono i motivi per cui uccidono musulmani, cristiani, pagani. Rapiscono donne, rapiscono i giovani per lottare con loro. Cosa vogliono? Vogliono governare il Paese? Non lo sappiamo esattamente”. Mons. Job riferisce però che “stamattina alla radio il segretario generale della Conferenza musulmana della Nigeria ha detto che anche i capi delle tribù del nord sono coinvolti nel fenomeno Boko Haram, ma è una notizia da verificare”. Secondo mons. Job, “la presenza dei Boko Haram non cambierà i risultati delle elezioni. Alcuni dicono che vincerà il presidente, altri dicono che lui è troppo debole. La costituzione nigeriana dice che se ci sono problemi in una zona si possono sospendere le elezioni in quei territori. Ma l’agenzia responsabile delle elezioni non ha ancora deciso”.
Patrizia Caiffa