Sud e lavoro: “Occorre investire nelle intelligenze”

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Proposte per il futuro delle nuove generazioni nel Mezzogiorno

“Quali proposte per costruire il futuro dei giovani nel Mezzogiorno?”. A questa domanda hanno cercato di rispondere gli esperti che sono intervenuti alla tavola rotonda, organizzata nell’ambito del convegno, promosso dall’arcidiocesi di Benevento e dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, il 5 novembre.

Investire nelle intelligenze. “Non esistono formule magiche per creare lavoro, piuttosto bisogna investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”, ha affermato mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei. Partendo dalla “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, mons. Casile ha offerto alcune prospettive: “La necessità di garantire un lavoro dignitoso per tutti, senza il quale i giovani non possono metter su famiglia; la possibilità di scegliere liberamente il proprio lavoro in un determinato momento della vita, svolgendolo al meglio delle proprie capacità; l’impegno per la custodia del creato, per evitare che la natura diventi matrigna, come ci ricordano tristemente le alluvioni degli ultimi giorni; l’educazione a vivere nella città, impegnandosi a essere uomini retti e di parola; la promozione delle imprese, valorizzando i territori; la promozione del turismo e della cooperazione; l’accoglienza degli immigrati”. “Non dobbiamo avere paura di osare il coraggio della speranza. Per produrre un nuovo umanesimo, dobbiamo sentirci chiamati come persone e come comunità”, ha evidenziato mons. Casile.

Spezzare i circoli viziosi. “Per dare speranza ai giovani occorre spezzare alcuni circoli viziosi”, ha sostenuto Marco Musella, preside della facoltà di Scienze politiche dell’Università Federico II di Napoli. Sul banco degli imputati, “la circolarità tra disoccupazione e meno opportunità, disoccupazione e dequalificazione, disoccupazione e demotivazione”. Per Musella, “è necessario dare a chi è ultimo qualcosa in più per rimettere tutti allo stesso livello di partenza”. Inoltre, “la formazione è una chiave di volta per spezzare il circolo vizioso tra disoccupazione e dequalificazione. Occorre anche migliorare la qualità della vita, allargando l’offerta culturale ai giovani”. In questo impegno devono essere coinvolti tutti: “le istituzioni, da quelle europee alle locali, come pure i corpi intermedi. Un ruolo importante lo ha anche la Chiesa, che alimenta la logica della sussidiarietà”. Anche se la sfida è difficile “insieme possiamo vincere, creando un’economia umana che darà ai giovani la possibilità di essere protagonisti del loro futuro”.

Creare sinergia. “Da questa crisi non si esce da soli, bisogna creare sinergia tra il pubblico e il privato, anche se la pubblica amministrazione è molto lenta”, ha detto Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti, per il quale “il Sud ha grandi opportunità di crescita se si punta al binomio agroalimentare e turismo”. È importante anche “legare i prodotti Made in Italy al territorio e rendere competitiva la filiera dei nostri prodotti che devono essere di qualità e venduti al giusto prezzo”. Infatti, anche di fronte alla crisi, “possiamo comprare un telefonino in meno, ma non risparmiare sul cibo, se non a scapito della salute”. Un invito ad “avere consapevolezza della difficile situazione, ma proprio da questa essere stimolati ad una maggiore intraprendenza sociale” è venuto da Giorgio Santini, segretario aggiunto della Cisl con delega al Mezzogiorno. Anche per il sindacalista, “le associazioni devono mettersi insieme per dare risposte alla priorità che è creare lavoro e prospettive per i giovani”. Tra i problemi menzionati da Santini, la difficoltà di trovare lavoro dopo la scuola, il lavoro sommerso, la fuga dei cervelli. “Non facciamoci schiacciare dai numeri – ha esortato il sindacalista – ma riportiamoli alla dimensione del territorio per leggere insieme i fenomeni e trovare soluzioni”. La logica della rete può essere utile per “costruire progetti concreti interfacciati alla realtà locale”.

Cittadini a tutto tondo. Edo Patriarca, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, in conclusione dei lavori, ha presentato alcune proposte per un futuro possibile al Sud: “Creare servizi di sostegno che accompagnino l’intrapresa personale e associata; ripartire dai nostri territori, per nuove assunzioni di responsabilità; incrementare le buone pratiche e metterle in rete; ricreare una sana connessione tra economia umana e di mercato; formare alle vocazioni imprenditoriali in modo più realistico; coltivare le competenze e le attitudini”. Per Patriarca, sono necessarie “politiche tese a creare posti di lavoro corrispondenti alle attese dei giovani; un’offerta formativa in grado di preparare profili più tecnici/professionali; un sistema di orientamento più efficace; assistenza nel passaggio dalla scuola al lavoro; un uso appropriato di stage, tirocini formativi, apprendistato”. “I giovani – ha concluso Patriarca – non devono sentirsi oggetti di politiche più o meno avvedute, ma cittadini a tutto tondo nella definizione delle scelte che riguarderanno il futuro del Mezzogiorno e del nostro Paese”.

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