Sulla strada della Quaresima – 10 / Venerdi 14 marzo. La speranza è riconciliazione

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Dal vangelo secondo Matteo (5, 20-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geenna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

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L’odierno brano del vangelo ci mette, inesorabilmente, in crisi, perché tocca uno dei punti più deboli, da cui nessuno di noi risulta, purtroppo, essere esente: la capacità di riconciliarci e perdonare. Nel nostro cuore cova sempre dell’astio o del rancore, per dei torti subiti e sovente chiudiamo il nostro cuore al confronto o alla chiarificazione, che potrebbe condurre alla riconciliazione.

Siamo chiamati a superare quell’orgoglio che ci impedisce a fare il primo passo. Gesù non dice “che noi abbiamo qualcosa contro il fratello” ma che “il fratello ha qualcosa contro di noi”, se ci concentriamo sulla logica “ha sbagliato lui, deve chiedere scusa lui, il primo passo deve farlo lui, etc”, non muoveremo mai un passo e anche stupidaggini diventano montagne insormontabili.

Non c’è Eucarestia senza riconciliazione

A nulla serve partecipare all’Eucarestia se poi siamo in lite o disaccordo con gli altri.
San Paolo ha parole severe di condanna: “chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore” (1Cor 11,27). L’Eucarestia è il sacramento dell’unità non della divisione, per questo Gesù ci dice: “lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”.

“Dio che sapeva che non siamo riconciliati, che vedeva che abbiamo qualcosa contro di Lui, si è alzato e ci è venuto incontro, benché Egli solo fosse dalla parte della ragione. Ci è venuto incontro fino alla Croce, per riconciliarci. Questa è gratuità: la disponibilità a fare il primo passo. Per primi andare incontro all’altro, offrirgli la riconciliazione, assumersi la sofferenza che comporta la rinuncia al proprio aver ragione.

Non cedere nella volontà di riconciliazione: di questo Dio ci ha dato l’esempio, ed è questo il modo per diventare simili a Lui, un atteggiamento di cui sempre di nuovo abbiamo bisogno nel mondo. Dobbiamo oggi apprendere nuovamente la capacità di riconoscere la colpa, dobbiamo scuoterci di dosso l’illusione di essere innocenti. Dobbiamo apprendere la capacità di far penitenza, di lasciarci trasformare; di andare incontro all’altro e di farci donare da Dio il coraggio e la forza per un tale rinnovamento” (Papa Benedetto XVI, discorso del 21.12.2009).
Chiediamo tutto questo al Signore come dono!

 

Don Roberto Strano