Sulla strada della Quaresima – 11 / Sabato 15 marzo. La speranza di essere santi

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Dal vangelo secondo Matteo (5, 43-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

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Nella costituzione dogmatica Lumen Gentium, del concilio ecumenico Vaticano II, leggiamo: “Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48) [122]. Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr Mc 12,30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cfr. Gv 13,34; 15,12) … tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità [124] e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano.

Martiri cristiani nel Colosseo. Pittura di Konstantin Flavitsky

Per raggiungere questa perfezione i fedeli usino le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle, affinché, seguendo l’esempio di lui e diventati conformi alla sua immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre, con piena generosità si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del popolo di Dio crescerà in frutti abbondanti, come è splendidamente dimostrato nella storia della Chiesa dalla vita di tanti santi” (n.40).

Da ciò si evince che l’invito alla perfezione (santità) con cui Gesù conclude il brano del vangelo, non è rivolto ad una ristretta cerchia di persone, ma a tutti, per questo motivo, saggiamente, si parla di vocazione universale alla santità.

“Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (Papa Francesco, Exsultate et gaudete, 1). Per questo motivo, rivolgendosi ai giovani, San Giovanni Paolo II ebbe a dire: “non “lasciatevi vivere”, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!” (Genova, 22.9.1985).

Gesù ci offre una misura ardua per confrontare la nostra perfezione, “come il Padre vostro celeste”, per indicarci un cammino in cui non si è mai arrivati e in continua tensione. La santità si realizza giorno dopo giorno, in un discepolato, fatto di intima comunione con il Signore e nell’esercizio concreto della carità. La santità non è straordinarietà, tutt’altro, è “la misura alta della vita cristiana ordinaria” (San Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, n.31).

La nostra speranza ultima è giungere alla contemplazione del volto del Padre, fine e scopo della nostra esistenza. Per poter realizzare tutto questo non abbiamo altro da fare che impegnarci in questo cammino di santità che “parte dal fonte battesimale e si conclude nella Gerusalemme del cielo” (Orazionale, comune dei Santi).

Don Roberto Strano