Sulla strada della Quaresima – 19 / Domenica 23 marzo. La speranza richiede pazienza

0
38

Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9)

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

*********************albero di fico senza frutti

La speranza richiede pazienza

Il vangelo di questa domenica ci induce a porci una seria domanda: “che tipo di albero sono? Dò frutti, oppure sfrutto il terreno?”.

Per dare un’ adeguata e veritiera risposta, occorre che consideriamo attentamente chi siamo, da dove veniamo e a cosa tendiamo. Non basta respirare, occorre vivere, non da spettatori ma da protagonisti. Il rischio di giungere sul crinale della storia e non sapere per cosa o per chi abbiamo vissuto è forte, per questo motivo dobbiamo vivere con attenzione.

Dio è paziente con noi, ci concede sempre “un anno in più”, perché attraverso la zappatura, la concimazione e quant’altro siamo capaci di poter dare frutto, occorre, però, anche il nostro personale impegno perché questo si realizzi. La mediocrità non appartiene al discepolo di Gesù.

Uscire dalla mediocrità

“L’arte del mediocre è quella d’aver trovato il modo di non fare scattare mai l’allarme nella sua vita, o la spia rossa che segnala una situazione di emergenza, per questo è relativamente tranquillo. Può esser apostolo efficiente, ma è senza efficacia. Annuncia il vangelo di Cristo, ma senza sentirlo per sé una buona notizia. Resistere per uscire dalla mediocrità non è certo semplice. Ma forse vale la pena di tentare. Siamo chiamati ad essere testimoni dell’inquietudine, non siamo destinati a naufragare sugli scogli della mediocrità” (Domenico Marrone).

Siamo chiamati ad essere, come prega l’orante nel salmo 1, ad essere come alberi piantati lungo il corso dell’acqua, capaci di dare frutto a suo tempo, non piante di abbellimento. Il Signore ci chiede di dare frutto, non di fare bella mostra di noi. La posta in gioco è molto alta, rischiamo di essere tagliati! Per questo motivo è necessaria una vera e radicale conversione, come ci ricorda il brano odierno del vangelo.

Don Roberto Strano