Sulla strada della Quaresima – 31 / Venerdi 4 aprile. La speranza è racchiusa nella nostra umanità

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 Dal vangelo secondo Giovanni (7, 1-2. 10. 25-30)

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti, non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.

Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.

Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».

Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure, non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».

Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

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Quanto è stato difficile il ministero messianico di Gesù!
Egli, venuto a rivelare il volto del Padre, atteso dal popolo di Israele, si trova ad affrontare critiche, incredulità, sospetti e quant’altro impedisce di riconoscere in lui la salvezza del popolo di Israele.

Ci si aspettava un Messia trionfante che venisse chissà da dove, non un Dio che si incarna, che si fa uomo, per condividere in tutto, tranne che nel peccato, la dura ed esaltante esperienza umana.

Per la salvezza dell’uomo Dio ha scelto di farsi uomo

Questo, purtroppo, soventemente accade anche a noi, ci viene difficile riconoscere che “l’onnipotenza di Dio, si rivela nella fragilità di un bambino” (d. Tonino Bello); che nell’economia della salvezza Dio ha preferito la via dell’uomo, per svelare all’uomo la sua vera identità. Ci viene facile riconoscerlo e invocarlo come Altissimo, Onnipotente, Creatore, Signore e stentiamo a chiamarlo con il nome comune di fratello. Insomma, cadiamo nella stessa trappola di quegli abitanti di Gerusalemme che dicono” Costui sappiamo di dov’è”.

Gesù, invece, nella sua assoluta sincerità, si presenta come colui che è stato inviato dal Padre, “non è venuto da sé stesso” ma è stato mandato. Ha un’opera da compiere e una “ora” a cui giungere e prima di quell’ora nessuno può mettere mano su di lui. Sarà in quell’ora suprema, elevato tra cielo e terra sull’albero della croce, che egli attirerà a sé il genere umano e, nella confessione del Centurione, rivelerà chi veramente è: “Il figlio di Dio”.

Mettiamoci alla sua sequela: “chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo” (Gaudium et spes, 41). “Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi” (Marianne Williamson), non per rimanere nel buio delle nostre grette convinzioni. Non ostacoliamo con la nostra incredulità, le meravigliose opere che Dio vuole compiere in ciascuno di noi. Non vanifichiamo “l’ora” di Gesù.

Don Roberto Strano