Sulla strada della Quaresima – 33 / Domenica 6 aprile. La speranza è misericordia

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 Dal vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

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Gesù è misericordia

È facile condannare la gente o, come nel caso del brano del vangelo di oggi, portarla alla lapidazione. Tutti siamo facili ergerci a giudici.

Gesù si trova dinanzi ad un bivio: se dice di lapidare la donna (per adempiere la legge di Mosè) i suoi discorsi, finora pronunciati non hanno valore; se dice di non lapidarla si pone, totalmente, contro la legge. Ecco perché, la sua risposta di giudizio, disarma tutti: “chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Una risposta che ammutolisce tutti e mette da parte quella smania di ergerci a giudici: “Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”.

Rimane Gesù solo con la donna.
Un giorno Sant’Agostino commentava ai suoi fedeli l’episodio dell’adultera; uno dei più divini e dei più ricchi di umanità. Preso dalla commozione, in un momento di estasi fantastica, egli dimentica i suoi uditori e contempla la scena nel suo punto culminante: tutti se ne sono andati; rimangono lì, Lui solo e lei sola: Gesù e la dona angosciata.

Agostino, incantato e commosso, contempla quel quadro e vede al posto della povera donna, tutta intera la misera umanità peccatrice e infelice. L’anima, pensosa e dolorante di lui vede ritratta in quel quadro la tragedia dell’uomo nelle sue relazioni con Dio creatore e redentore. Ma ora egli la esprime poeticamente, in poche parole, nelle quali poesia, pittura, musica, paiono fondersi in unica armonia, così da rendere il brano intraducibile: Et exierunt omnes; remansit solus et sola; remansit creator et creatura; remansit miseria et misericordia” (Mons. Salvatore Russo – VI Vescovo di Acireale,  da Pagine di cultura cristiana).

Non giudicare gli altri

Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: ‘Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia’. Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto!” (Papa Francesco, Lettera apostolica misericordia et misera, 1).

Il brano ci invita ad astenerci da qualsiasi giudizio nei confronti dei fratelli e delle sorelle che incrociamo sul nostro cammino, ognuno ha una storia personale impastata di grazia e di peccato, su cui non è lecito proferire parola alcuna.

Siamo chiamati a guardarci allo specchio, prima ancora di guardare gli altri; guardandoci veniamo invitati a leggerci dentro, lì scopriremo la verità delle parole di Gesù: “chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” e comprenderemo che è il caso di andare via come quegli scribi e farisei del vangelo.

Don Roberto Strano