Sulla strada della Quaresima – 35 / Martedi 8 aprile. La speranza scaturisce dalla croce

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Dal Vangelo secondo Giovanni (8,21-30)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io sono, morirete nei vostri peccati».

Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare, ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

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Come è difficile comprendere l’identità di Gesù quando si chiude il cuore alla grazia e al soffio dello Spirito. Quel “Io sono” suona duro e incomprensibile, soprattutto nei confronti di chi pur vivendo nel mondo non appartiene ad esso.

C’è un momento ben preciso quando tutto, anche ai più ostinati, tutto apparirà chiaro e manifesto, lo dice Gesù stesso: “quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono”. È l’ora della croce. “noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 17,23-25). Il cuore di Cristo, trafitto sulla croce, è la sorgente della nostra speranza.

È vero che nella nostra concezione tutti vorremmo evitare il Venerdì Santo e giungere al mattino di Pasqua direttamente. Non c’è resurrezione senza morte, non c’è gloria senza croce. Se il figlio di Dio ha scelto la via della croce, chi siamo noi per evitarla?

Don Tonino Bello: “Riconciliarsi con la croce”

Scriveva, a tal proposito, il venerabile don Tonino Bello: Purtroppo la nostra vita cristiana non incrocia il Calvario. Non s’inerpica sui tornanti del Golgota. Passa di striscio dalle pendici del luogo del cranio.
Come i Corinzi anche noi, la croce, l’abbiamo «inquadrata» nella cornice della sapienza umana, e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica. L’abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita.

È un albero nobile che cresce su zolle recintate. Nel centro storico delle nostre memorie religiose. All’interno della zona archeologica dei nostri sentimenti. Ma troppo lontano dalle strade a scorrimento veloce che battiamo ogni giorno. Dobbiamo ammetterlo con amarezza. Abbiamo scelto la circonvallazione e non la mulattiera del Calvario. Abbiamo bisogno di riconciliarci con la croce e di ritrovare, sulla carta stradale della nostra esistenza paganeggiante, lo svincolo giusto che porta ai piedi del condannato!”.

Guardiamo a Cristo, elevato tra cielo e terra, è lì la nostra speranza e soprattutto lasciamoci coinvolgere dal mistero di amore che da essa scaturisce.

Don Roberto Strano