Dal vangelo secondo Matteo (7, 7-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa, infatti, è la Legge e i Profeti».
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Il più delle volte la vita di ciascuno di noi è fatta di continue pretese, vogliamo sempre di più, ma non siamo disponibili a dare qualcosa per gli altri. Per questo motivo, Gesù, conclude il brano del vangelo con un richiamo a do ut des.
Impietoso, a tal proposito, appare il giudizio dato da Abramo al ricco epulone del Vangelo: “Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti” (Lc 16,25). Una logica egoistica senza condivisione alcuna, si pone in netta contraddizione con lo spirito evangelico.
L’atteggiamento di fiducia con cui si apre il brano del vangelo: “chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”, deve porci nell’atteggiamento del dono e della condivisione. Ricevere, significa porsi nella logica del dare; ciò che desideriamo per noi, dobbiamo non solo augurarlo al nostro prossimo, ma adoperarci perché l’ottenga.
Madre Teresa di Calcutta, oggi Santa, amava ripetere che si sarebbe fermata alla porta del paradiso per attendere l’arrivo dei suoi poveri e aggiungeva: “se non entrano loro, non voglio entrarci anch’io”.
La Quaresima è la palestra per allenarci alla logica del dono. L’esercizio della carità nei confronti del nostro prossimo, soprattutto più debole e bisognoso, deve condurci a volere per loro quello che noi desideriamo ricevere. Basta poco per allenarci a questo: un sorriso, una visita, un aiuto concreto, un atteggiamento benevolo, un gesto inaspettato. Sono tutti piccoli tasselli che compongono il mosaico della carità. E, se apparentemente piccoli e insignificanti, diventano grandi per chi li riceve e, soprattutto, agli occhi di Dio. E diventano, segni di speranza!
Don Roberto Strano