Ma Davide ha davvero battuto Golia? Ne è convinta Ana Colau, leader della lista “Barcelona en Comù”, sostenuta anche dal movimento Podemos, che di stretta misura si è imposta nel voto amministrativo nel capoluogo catalano, superando i conservatori e indipendentisti di CiU. La protesta anti-austerity batte, nella città più ricca della Spagna, addirittura la voglia di separatismo che si era andata rafforzando negli ultimi anni. Agli elettori di Ana-Davide interessano forse di più lavoro e salari che non l’addio a Madrid.
E nella capitale si respira la stessa aria: gli indignados che dal 2011 manifestarono in Puerta del Sol contro la ricetta amara del Partito popolare necessaria per affrontare la crisi economica, sospingono Manuela Carmena verso la guida della città. All’alleanza di liste civiche, contrassegnata dal motto “Ahora Madrid”, è mancato un soffio per conquistare il municipio: ma non dovrebbe essere impossibile trovare un alleato a sinistra che porti al cambio di governo in città, finora nelle mani dei popolari.
Il voto amministrativo in Spagna – si è votato per 13 Comunità (regioni) e 8mila Comuni – ha confermato quanto andava emergendo da tempo: i due partiti principali, Popolari (Pp) e Socialisti (Psoe) sono in calo di consensi; soprattutto il primo, del capo del governo Mariano Rajoy, che pure ha potuto vantare risultati oggettivi sulla lenta ripresa economica e occupazionale. Ma i risultati delle riforme non sono ancora arrivati nelle case degli spagnoli, piegati da una disoccupazione al 23% e da sacrifici sociali infiniti.
Crescono invece le voci della piazza, soprattutto Podemos e Ciudadanos. E così è tempo di lasciare i sit-in e le promesse vagamente populiste e di governare. Più o meno come è capitato pochi mesi fa in Grecia ad Alexis Tsipras e al suo partito Syriza. Ricette amare, altro che favole…
Podemos, Ciudadanos sono ora chiamati a un profondo cambio di passo. Dalla protesta – legittima – per un Paese migliore e più giusto, si deve passare al senso di responsabilità. Si approda alla fatica di condurre la barca, mettendo sul tavolo i problemi e misurandoli con le (sempre modeste) risorse a disposizione. È finito il tempo degli slogan e delle rivendicazioni: è il momento di dare risposte. E qui arriva, purtroppo, il difficile della politica. La quale richiede equilibrio, progetti di lungo respiro e scelte, quasi sempre dolorose e in grado di scontentare qualcuno.
Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha subito parlato di “momento storico” per la Spagna. La storia, quanto meno, gli consegna un’opportunità. Da non sprecare.