Tanzania, un sogno che diventa realtà

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Francesco con gli scout dell'Acireale 4

Il gruppo scout Acireale 4 ha recentemente celebrato il 25° anniversario di fondazione. Tra i capi presenti ai festeggiamenti c’era anche Francesco, che ha vissuto i suoi circa vent’anni di esperienza scout – da lupetto prima, esploratore e rover poi, fino alla partenza e all’ingresso in comunità capi – proprio con questo gruppo, nato nel 1987. Attualmente è aiuto capo clan, ma è stato capo reparto ed ha collaborato con i lupetti ed i castorini (il settore dei più piccolini che ad Acireale sono presenti solo in questo gruppo). Inoltre è stato componente del Comitato della Zona Galatea (che coincide con la diocesi di Acireale), incaricato per la stessa del settore Pace, Nonviolenza e Solidarietà, componente dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dei migranti ed ha lavorato per alcuni anni presso il Centro per “rifugiati politici” di Acireale come operatore SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Una vita, dunque, interamente dedicata al volontariato ed all’accoglienza dei piccoli, dei deboli e degli stranieri. Francesco era in procinto di partire per la Tanzania, per effettuare, per conto dell’ONG CO.P.E. di Catania, un anno di servizio civile internazionale presso la missione di Ismani nella regione di Iringa. Gli abbiamo posto alcune domande:

Come ti è venuta l’idea di andare a lavorare in Africa?

«Un’idea, un obiettivo, che coltivo da anni e che ha orientato la mia formazione, i miei interessi e le mie esperienze lavorative e che oggi sta diventando concreta e reale con

Francesco all’aeroporto in partenza per la Tanzania

la speranza che la cooperazione internazionale possa diventare negli anni futuri il mio lavoro, oltreché un modo per continuare a realizzare i miei sogni.»

Tu conosci già l’Africa attraverso le testimonianze dei ragazzi con cui lavoravi presso il centro per rifugiati politici. Pensi che queste cose possano esserti utili?

«Sicuramente, ma un conto è sentirle dire, le cose, un altro è vederle e viverle personalmente sul posto.»

Che situazione pensi di trovare?

«Il primo periodo lo trascorrerò a Dar es Salaam, l’ex capitale, per cominciare a conoscere la situazione locale e per apprendere la lingua, che è il swahili. Dar es Salaam è una grande città sul’Oceano Indiano, caotica e fortemente occidentalizzata. Ma l’interno è tutta un’altra cosa, perché, ad esempio, le vie di comunicazione sono quasi inesistenti. C’è una sola strada che partendo da Dar es Salaam va verso il sud, ma per il resto non c’è altro.»

Che cosa ti aspetti da questa esperienza?

Francesco al Centro Rifugiati politici (foto d’archivio)

«Più volte e in più occasioni ci è stato detto che la prima cosa da fare, appena arrivati, dovrà essere quella di tirare il freno a mano e rallentare. Ecco, io mi aspetto di poter conoscere e imparare il più possibile. Sicuramente avrò modo di spendermi professionalmente in situazioni di estrema difficoltà e disagio, ma sempre con la voglia di instaurare rapporti di collaborazione e dialogo con la popolazione e il personale locale e non di superiorità o di chi vuole a tutti i costi esportare un modello di civiltà che non tiene conto del contesto socio-culturale in cui ci si trova. La vita nei villaggi mi darà la possibilità di vivere l’essenzialità, il contatto con i ritmi della natura e di apprezzare l’importanza delle piccole cose. E poi ci saranno colori, suoni, sapori, paesaggi, lingue e modelli culturali, che sono sicuro mi faranno immergere in un mondo profondamente diverso e lontano da quello in cui siamo abituati a vivere.»

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Francesco – Ciccio per gli amici – è mio figlio e il 1° marzo è già partito per la Tanzania. Nel mese di febbraio aveva effettuato un primo periodo di formazione a Mascalucia. Il posto in cui dovrà svolgere il suo servizio è Ismani, un piccolo villaggio all’interno del paese, collegato con la diocesi di Agrigento, con cui Ciccio ha anche preso contatto attraverso i responsabili del progetto. Prima della partenza, gli abbiamo strappato una promessa: che ci terrà informati, se e per quanto possibile, delle sue attività, mandandoci delle corrispondenze e delle testimonianze dalla Tanzania. Ciccio, che in questo momento si trova a Dar es Salaam, ha già mantenuto la promessa e ci ha già mandato del materiale e numerose foto. Ve ne parleremo più dettagliatamente nel prossimo numero.

Auguri, Ciccio, e buon lavoro!

Nino De Maria

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