Nella chiesa Madre San Giovanni Battista in San Giovanni la Punta, il 25 gennaio si è tenuta una tavola rotonda sul tema “Le radici del Beato Gabriele Allegra: dalla famiglia alla comunità di San Giovanni La Punta”.
I saluti del parroco della Matrice, don Domenico Cosentino e del sindaco di San Giovanni La Punta Nino Bellia, hanno avviato i lavori della serata.
Sono intervenuti: mons. Salvatore Consoli, la prof.ssa Agata Motta, il dott. Camillo Barbagallo e padre Marcello Badalamenti O.F.M. Ha moderato l’incontro, Carmelo Mannino O.S.B.
I relatori, con limpida e minuziosa esposizione, hanno messo a fuoco da più angolazioni il tema della famiglia, ponendola come pilastro nella vita del Beato Allegra. Contestualmente alla sua vocazione e al suo straordinario slancio missionario.
E’ stato ribadito e condiviso all’unisono, che la santità dipende da coloro che hanno vissuto l’esperienza terrena nella gratuità e nella donazione, nell’accoglienza e nella condivisione.
E’ il riflesso di ciò che si è, e poi di ciò che si ha. È ciò che succedeva in una delle tante abitazioni di San Giovanni La Punta, ridente cittadina alle falde dell’Etna. Qui, il 26 dicembre 1907, veniva alla luce Giovanni Stefano Allegra (Padre Gabriele).
La famiglia trasmise al beato Allegra i veri valori della vita
In questa casa, i coniugi Rosario Allegra e Giovanna Guglielmino, hanno trasfuso ai loro otto figli i veri valori della vita. Hanno insegnato, tra quelle umili mura domestiche, che il servizio e la piena adesione ai progetti di Dio, creano la sussistenza fondamentale per la sana e integrale formazione del buon cristiano.
È stata, dunque, la famiglia la prima fonte della fede profonda del piccolo Giovanni Stefano. E’ sempre la famiglia, il nucleo che plasma le sue creature, affinché in esse prenda forma, secondo scelte libere e condivise, l’orientamento pensato da Dio.
Da mamma e papà, Giovanni Stefano ha imparato ad innamorarsi di Gesù, della Madonna Immacolata, dei poveri, della Sacra Scrittura.
Questo sincero amore, ha ispirato un ragazzo, poco più che ventenne, a partire e andare in Cina. Il suo sogno era trasmettere, in una terra lontanissima dalla sua, ciò che aveva ricevuto da bambino. Sentiva il desiderio incontenibile di diffondere quello che lo aveva coinvolto.
Un fascino che lo aveva appassionato dentro le mura di casa, grazie agli amati genitori.
E, successivamente, approfondito con gli studi tra i Frati Minori in diversi conventi dell’Ordine, primo fra tutti il Collegio Serafico San Biagio in Acireale.
La traduzione della Bibbia in cinese
Un progetto che gli ha permesso di donare alla Cina, la Sacra Scrittura in lingua cinese che il Beato tradusse dai testi originali, insieme a diverse altre opere come commentari e dizionari.
Quel luogo, così distante dalla sua realtà giovanile, ha avuto il privilegio di ritrovarsi dinanzi un frate francescano, nativo di San Giovanni La Punta.
Un “piccolo” uomo che ha messo a disposizione di un intero popolo tutta la sapienza, l’amore che il Signore gli aveva donato.
Se oggi nella chiesa cinese si può ascoltare e proclamare la Sacra Scrittura e se oggi in Cina, chiunque può aprire la Bibbia, leggere e meditare i testi sacri, è grazie all’ opera di un ispirato figlio di questa nostra amata terra.
La realizzazione della prodigiosa impresa parte, dunque, da quella casa, da quel focolare domestico. Da quell’ ambiente, dove ci si nutriva di pane e di fede, si spargeva dolcemente il profumo della magnifica opera di Dio.
È all’ interno di quella modesta ma dignitosa struttura, fondamento e sostanza della sua crescita, che si sono innestate, nel percorso del Beato, figure fondamentali appartenenti alla sua famiglia.
Le figure che hanno avuto un peso nella vita religiosa del Beato
Durante l’incontro, alcune di esse, quattro precisamente, in modo differente, ma legate dal comune desiderio di aderire pienamente alla volontà di Dio, sono state presentate dai chiarissimi relatori che vi si sono avvicendati.
Si è partiti dallo zio parroco padre Gioacchino Guglielmino, procedendo con la sorella Saridda, passando per il cugino padre Leone Murabito o.f.m. e infine con il fratello fra’ Gioacchino, prematuramente scomparso, ma che della sua breve vita ha fatto una donazione totale a Dio.
Il binomio “gioia e famiglia” è stato il motore che ha permesso al Beato di gustare integralmente la dolcezza e la forza della Parola di Dio .
Questo è il grande miracolo del “San Girolamo dell’ estremo Oriente”: unire due popoli, quello cinese e quello siciliano, senza scorporarli da quei due grandi valori.
Un grande sogno che, una volta realizzato, ha creato un ponte di fraternità universale sotto l’ unico denominatore.
Padre Gabriele, malgrado il compimento e l’ ampiezza della sua opera di traduzione, ci riconduce, sempre, all’ intimità della casa e della famiglia.
È lì che germogliano i semi delle opere semplici e buone, quelle che vuole e ama Gesù e che sono vocate a durare a lungo.
L’intervento del nipote Rosario Allegra
Dopo le scorrevoli e appassionate relazioni, è intervenuto anche Rosario Allegra, nipote del Beato, nonché presidente dell’ Associazione “Gabriele fra le genti”. Egli ha ringraziato i promotori dell’ evento e la corposa assemblea intervenuta.
In segno di stima e di affetto per l’instancabile opera di diffusione del culto dell’ illustre zio, ha ricevuto in dono un calco. Una sugggestiva opera che riprende fedelmente il profilo sorridente di padre Gabriele.
Il calco sarà esposto permanentemente nella casa natale-museo e centro di spiritualità di via Soldato Salvatore Torrisi, in San Giovanni La Punta.
Con i ringraziamenti del parroco della chiesa Madre puntese, don Domenico Cosentino , che ha fortemente voluto l’evento, si sono tirate le somme della serata.
San Giovanni la Punta è stato, indubbiamente, l’ humus da dove si è fatta strada la gemma della vocazione del piccolo Giovanni Stefano.
Famiglia e comunità, in un mistico intreccio, hanno avvolto dolcemente quel tenero virgulto che, successivamente e gradualmente, ha incarnato il grande progetto di Dio nella sua umile, ma straordinaria, vita.
L’ impeccabile coordinazione della serata, intramezzata dai ricercati interventi musicali al violino da parte del maestro Antonio Macrì, integrati al pianoforte dalla maestra Carmen Longo, ha reso tutto il contesto piacevole e coinvolgente.
Al moderatore della serata, Carmelo Mannino, si deve il pregio di aver raccordato con garbo e competenza i vari momenti dell’evento, riuscendo a fondere spiritualità e arte.
Gli intervenuti, visibilmente soddisfatti, hanno attestato, con un caloroso e prolungato applauso, il loro gradimento.
Con la preghiera finale, è stato chiesto al Signore Dio di concedere, nell’ imminente, la grazia della canonizzazione del Beato Allegra, affinché la sua testimonianza risplenda in pienezza nella Santa Madre Chiesa. Sarà un sigillo che darà ampio respiro ad una diffusa certezza.
Del resto, padre Gabriele, nella sua spiazzante, francescana semplicità, amava esprimere la beatitudine celeste con la celebre frase: “Vivi nella gioia, che già è mezza santità!”.
Un invito di speranza per tutti.
Marcello Distefano