<Solo una pazza direbbe al mondo ciò che sto per dire: che Ciampa è il capo di questa “cosa vostra”… Tranquillo, non vi preoccupate, la verità dei pazzi è inascoltata>. Canta così, Irina Lungu nei panni di Beatrice Fiorica, la fiera denuncia civile contro il fenomeno mafioso e la disparità di genere.
E declama magistralmente una delle scene chiave che scandiscono la novità assoluta del capolavoro pirandelliano Il berretto a sonagli, versione operistica. Commissionata dal Teatro Massimo Bellini di Catania al compositore Marco Tutino, su libretto di Fabio Ceresa, l’opera è andata in scena ieri sera.
Per un doppio omaggio in musica a due illustri figli della Sicilia, l’inedito è andato in scena in dittico con altro titolo operistico di Tutino, La Lupa tratto dalla novella di Giovanni Verga. E così sarà per le sette rappresentazioni che si susseguiranno fino al 9 marzo.
Il cast d’eccellenza è composto da Fabrizio Maria Carminati sul podio, Davide Livermore alla regia, che firma anche le scene insieme ad Eleonora Peronetti. Proiezioni digitali di D-Wok (direttore creativo Paolo Gep Cucco), costumi di Marianna Fracasso, luci di Gaetano La Mela.
In occasione della prima, nei ruoli principali si sono esibiti il soprano russo Irina Lungu, il mezzo soprano georgiano Nino Surgulazde. Anche il tenore spagnolo Sergio Escobar e il baritono Alberto Gazale.
Il rifiuto dell’omertà e il coraggio della denuncia ne
Il berretto a sonagli
Lo aveva anticipato in conferenza stampa il maestro Tutino: “Il melodramma ha bisogno del conflitto tra buoni e cattivi. Beatrice Fiorica, moglie tradita, si opporrà allo scrivano che usa la mitezza per nascondere i suoi veri traffici”.
Ma in un momento storico come quello attuale, il compositore non poteva fermarsi semplicemente alle conseguenze di un tradimento amoroso. Dunque, dalla nuova creazione operistica, che sarà messa in scena fino al 9 marzo, innerva un messaggio forte e chiaro: il rifiuto dell’omertà e il coraggio della denuncia!
Quello della virtuosa Beatrice che, nell’atto unico di ascendenza pirandelliana, indirizza a buon fine la risolutezza a far valere le proprie ragioni. Anche se nel cuore e nella mente della giovane sposa, ove già risiedono rabbia e gelosia per il tradimento subito, subentrano orrore e sdegno verso la criminalità organizzata.
Ma Beatrice non rincorrerà la vendetta bensì la giustizia. Il rifiuto dell’omertà e della sottomissione in quanto donna, ribellandosi a chi le impone il silenzio. Allora, in una candida incarnazione della Sicilia sana, in quel conflitto tra corda pazza, corda civile e corda seria, a vincere è il coraggio della denuncia.
La lupa, parabola negativa della donna che sfida le convenzioni
A deludere, forse, o ad innescare non poche polemiche è stata, invece, la reinterpretazione, soprattutto nel finale, de La Lupa. Sensuale e irresistibile come nel dramma originale, è sempre accecata dalla passione per un uomo più giovane che cerca di legare fatalmente a sè dandogli in moglie la figlia.
Ma per Livermore, si tratta di una donna che porta dentro traumi e maltrattamenti che si incastrano e fanno leva con l’ossessione maschile, con il disagio sociale che è anche dell’uomo. A morire, quindi, non deve essere il corpo di una donna. Ciò che deve morire psichicamente, per Livermore è la parte dell’uomo che deve risolversi.
Non condivisa dal pubblico la conclusione del regista
Ma la conclusione del regista non è stata gradita dai molti che ci hanno voluto vedere piuttosto un maschilismo forse inconsapevole. Gli stessi che hanno considerato le scarpette rosse, lasciate sul palco dagli attori a fine dramma, quasi come una forzatura.
Il debutto ha comunque riscosso un gran successo da parte di un teatro gremito e appassionato che ha applaudito al lungo. Magistrali le esecuzioni degli interpreti, spettacolari le scenografie digitali che, come le musiche, altrettanto straordinarie, hanno accompagnato e sottolineato la temperatura del linguaggio e delle emozioni, mano a mano che la drammaturgia si sviluppava.
Forte il senso di responsabilità degli attori verso queste due grandi opere. A proposito del confronto della propria con le altrui interpretazioni, per quanto concerne La lupa, ma soprattutto, verso questa prima esecuzione de Il Berretto a sonagli. Questa sarà la prima impronta lasciata nel gradimento del pubblico.
Cristiana Zingarino