Due potenti famiglie mafiose, Turrisi e Perrotta, in conflitto fra loro vedono risolta la questione con il matrimonio “conciliatore” fra gli esponenti del clan. Questo il contenuto, raccontato con l’ironia e l’aspetto dissacratorio che soltanto la rappresentazione teatrale, con la commedia, sa mettere in atto.
A cimentarsi nella “Sicilian Comedi” di Ottavio Cappellani, con l’adattamento di Micaela Miano, la compagnia del Teatro Mobile di Catania, per la regia di Guglielmo Ferro, che la scorsa domenica 27 maggio ha recitato al Teatro ABC di via Pietro Mascagni.
Una storia dai tratti siciliani. Ambientata a Catania, ha il marchio locale impresso nella tradizione culinaria, “la raviola ca ricotta” , menzionata lungo tutta la messa in scena e nella lingua, con l’eccesso voluto di termini colloquiali del parlato, che nel provocare la risata, suscitano la riflessione. Il testo è quello dell’omonimo romanzo, edito da SEM, pubblicato a settembre scorso. “Si è pronti a criticare il linguaggio irriverente e appena si ha la consapevolezza di essere soli si possono compiere azioni gravi che vanno ben oltre lo stesso”, è stato il concetto espresso, attraverso la lettura del romanzo in questione, fatta da Fioretta Mari, a chiusura della rappresentazione teatrale. La famosa attrice, docente, esperta di teatro, ha vestito i panni di Contessa, una nobildonna, ormai decaduta ed avanzata d’età ma ancora abituata alla “movida” locale.
Tutto inizia con la prima notte di nozze, durante la quale la bella e provocante Betty lascia il marito per dare libero sfogo ai suoi desideri, innescando così una serie di azioni e reazioni a catena. In ogni scena il dialetto catanese è protagonista, a volte quasi esasperato. In pochi casi alternato con termini americani, messi in gioco dai rappresentanti del bel mondo hollywoodiano, di cui Leonard Trent, regista e sceneggiatore, si fa portavoce.
Tanti i personaggi che animano e movimentano gli eventi. Tanti i tipi umani proposti, come il regista gay Tino Cagnotto, che desidera veder realizzate le sue aspettative ed i suoi desideri inerenti le rappresentazioni teatrali, in un contesto in cui appare difficile trovare spazio. Ancora, “le donne”, come Wanda, che riescono ad avere la meglio ed a “dettar legge”, risolvendo qualunque situazione. Alla fine, tuttavia, ognuno troverà quel che cerca, in un via vai di entrate ed uscite di scena in cui la musicalità, curata da Massimiliano Pace, e la capacità totale degli attori di immedesimarsi nel ruolo che interpretano, ne rendono piacevole la visione. Tipi umani in sintonia perfetta con gli abiti indossati, curati da Giusi Gizzo. Una satira, insomma, di tematiche particolari, dal valore della cultura nella nostra terra alla reale possibilità di realizzare i propri sogni, giacché ricca di bellezze naturali ed architettoniche, ma anche sofferente in molti altri suoi aspetti.
La compagnia del Teatro Mobile di Catania, alla sua seconda stagione, annovera un cast formato da Rosario Marco Amato, Gino Astorina, Giuseppe Brancato, Ottavio Cappellani, Fabio Costanzo, Domenico Gennaro, Francesca Ferro, Loredana Marino, Plinio Milazzo, Nick Nicolosi, Mario Opinato, Aldo Toscano, Renny Zapato, Agostino Zumbo ed ancora Verdiana Barbagallo, Antonio Marino, Giovanni Maugeri, Maria Chiara Pappalardo, Francesco Maria Attardi, aiuto regista e Arsinoe Delacroix per la direzione allestimento.
Rita Messina