“Testimone di un millenario sentimento religioso collettivo, il Teatro Massimo Bellini celebra anche quest’anno l’anniversario del martirio di Sant’Agata con un concerto dalla concezione innovativa. Un concerto che esalta la fede e la devozione per la Patrona della città. E lo fa con un trittico che pone un capolavoro barocco tra due opere contemporanee, entrambe commissionate dall’ente lirico etneo a compositori di grande talento. La sublime cantata di Händel “Donna che in ciel di tanta luce splendi” sarà infatti incastonata tra la prima assoluta di Vulcani immaginari di Nicola Campogrande e l’Ode a Sant’Agata del compianto Sergio Rendine”.
Il sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano – illustra una nota stampa – riassume così le peculiarità dell’evento, a conferma dell’autentico rilievo raggiunto in poco più di un lustro dal Concerto in onore della Santuzza. Tanto da essere inserito stabilmente nelle Celebrazioni agatine promosse dal Comune di Catania.
“In tale contesto – sottolinea ancora il sovrintendente – prosegue la politica dell’attuale governance di presentare nuove composizioni dedicate al culto della protomartire etnea. Arricchendo e rinnovando un repertorio che risale alla ricostruzione post-terremoto della città, avviata agli albori del XVIII secolo. È dunque nel solco di un’antica tradizione che negli ultimi sei anni il Massimo catanese ha promosso creazioni originali di autori come Emanuele Casale, Mario Garuti, Matteo Musumeci, Joe Schittino, Giovanni Sollima. Interessante è al contempo la scelta di accostare alle novità un brano classico che, pur non direttamente legato alla figura della Santa, bensì alla Vergine Maria, esprima con altrettanta efficacia la devozione di un popolo”.
Al concerto per Sant’Agata un cast di alto livello
L’appuntamento, fuori abbonamento, è per sabato 1 febbraio alle ore 20:30, con un cast di alto livello. Sul podio Giulio Prandi, voce solista il mezzosoprano catanese Josè Maria Lo Monaco, entrambi ospiti dei maggiori teatri e sale da concerto. Trombe soliste Giovanni Spampinato e Giuseppe Nicosia. In primo piano i complessi artistici dell’ente, Orchestra e Coro, quest’ultimo istruito da Luigi Petrozziello.
Per favorire una più ampia partecipazione popolare, è previsto il posto unico a euro 5. Una misura inclusiva e premiante nei confronti del pubblico che continua a seguire la programmazione con numeri da record. E generale è la soddisfazione per l’avvio estremamente positivo della stagione concertistica e di quella lirica, che hanno fatto registrare ripetuti e costanti sold out. Sulla scia di tale successo, dal 7 al 28 febbraio sarà riaperta la campagna abbonamenti alla Stagione di Opere e Balletti, ricca di titoli e protagonisti.
Prestigioso si annuncia pure il Concerto in onore di Sant’Agata. La serata ospiterà come nel 2024 la “Fondazione Sant’Agathae”, presieduta da Rosario Scandurra, per la cerimonia di consegna del premio Luigi Maina. Questo è assegnato per il 2025 al prefetto Maria Carmela Librizzi, evidenziandone l’impegno nelle attività di contrasto alla criminalità, alla violenza di genere e al rischio di usura, con particolare attenzione ai giovani e alle scuole. Altri tre riconoscimenti speciali andranno al generale di brigata Antonino Raimondo, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catania, al giornalista Lucio Di Mauro e a Carmelo Caporlingua, presidente dell’Associazione Autismo di Nizza di Sicilia.
Al concerto per Sant’Agata in prima mondiale “Vulcani Immaginari”
di Nicola Campogrande
Il programma musicale si apre, come accennato, con la prima mondiale di Vulcani immaginari di Nicola Campogrande, brano completato nel settembre del 2024. Il compositore torinese, ispirato dalle gesta eroiche della Santa che salvò Catania dal magma di Mongibello, descrive il suo lavoro come «il trionfo della gentilezza».
E chiosa: «Il più celebre miracolo attribuito a Sant’Agata fu quello di salvare Catania da un’eruzione dell’Etna il 1° febbraio 252: la lava stava per investire la città ma si fermò davanti a un gruppo di fedeli che portava in processione il velo nel quale era stato avvolto il corpo della giovane donna, torturata e uccisa dai Romani.
Ripensando alla gentilezza di fronte alla quale un cratere in eruzione arresta la sua furia distruttiva, mi sono venuti in mente dei Vulcani immaginari. Che, nella mia fantasia, sono presenze amichevoli, garbate. A dirla tutta, sono forme di bellezza. Così come indicano i titoli dei singoli movimenti, le loro sono “Colate di stelle”, luminose e inoffensive. Si esprimono con “Boati soffici”, che accarezzano le orecchie e diventano immediatamente musica. Emergono dal suolo in “Piccoli crateri urbani”, da pensare come fontanelle in mezzo a parchi e giardini. E producono “Lapilli artigianali”, torniti e levigati, splendidi a vedersi e del tutto inoffensivi».
In programma anche Händel
La riconoscenza espressa dai fedeli per il miracolo dello scampato pericolo ha precise affinità nella cantata Donna, che in ciel di tanta luce splendi (HWV 233) di Georg Friedrich Händel, datata tra il 1706 e il 1710. E dunque risalente alla produzione giovanile del compositore, durante il suo soggiorno in Italia. Commissionata probabilmente dal cardinale Colonna e presentata per la prima volta nella Basilica di Santa Maria in Aracœli di Roma il 2 febbraio 1707, la cantata commemora il terremoto che colpì le Marche e il Lazio il 2 febbraio 1704, senza causare danni alla città di Roma. In segno di gratitudine, papa Clemente XI impose il divieto di spettacoli per cinque anni, eccetto quelli sacri, e pose Roma sotto la protezione della Vergine Maria.
La partitura, scritta «per l’Anniversario della liberazione di Roma dal terremoto nel giorno della Purificazione della Beatissima Vergine», si apre con un’ouverture in stile francese, che sarebbe poi approdata nel melodramma Agrippina. Continua con una serie di recitativi e arie che esprimono il terrore del sisma, la salvezza, l’oscurità causata dalle «fiamme nere di eterna ira». E, infine, la celebrazione della Madonna come «salvezza e speranza del mondo», con il coro che si unisce alla solista.
Ode a Sant’Agata
Anche l’Ode a Sant’Agata di Sergio Rendine, compositore napoletano prematuramente scomparso nel 2023 e commemorato nell’attuale circostanza, è stata commissionata dal Teatro Massimo Bellini. Ed eseguita per la prima volta il 2 febbraio 2021, nel periodo buio segnato dalla pandemia. L’esecuzione si svolse in una sala vuota, con i musicisti distanziati secondo le norme sanitarie, mentre il direttore si trovava al centro della platea.
Rendine, puntando sulle risorse del coro e dell’orchestra, dipinge un quadro musicale che celebra il rito popolare e l’energia dei fedeli. Ma anche il momento difficile che l’umanità stava vivendo. «Una ‘preghiera musicale’ – scriveva l’autore – incastonata in una grande festa popolare che ci auguriamo riprenda al più presto nella sua natura e prassi plurisecolare. Il testo è un nostro adattamento di una poesia tradizionale. Ma ho voluto aggiungere una benedizione finale della Santa alla Città, affinché si rinnovi la Sua protezione in questi tempi oscuri».
La musica si fa allora visione ed emozione. Ed è sulle note divine della celesta e attraverso la purezza di una voce bianca che Agata dal Paradiso abbraccia benevola la sua Città.