“Una storia che viene da lontano”, invita alla riflessione sui temi attuali che attanagliano la società ma, soprattutto, denuncia attraverso la satira quella pomposità presente in certi contesti ecclesiali che contrasta con le parole del Pontefice: Sperimentare la tenerezza significa “sentirsi amati e accolti proprio nella nostra povertà e nella nostra miseria”. Vuol dire “essere trasformati dall’amore di Dio”.
La messa in scena dell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” pubblicata da Papa Francesco nel 2013, ha coinvolto Alfio Pennisi e Tano Grasso, i quali hanno riadattato il testo di Marco Campedelli, per narrare di una storia “antica ma sempre attuale”.
Per saperne di più abbiamo incontrato Alfio Pennisi.
Parliamo innanzitutto del titolo e del significato che gli si attribuisce.
Ogni storia viene da molto lontano, siamo fatti tutti di storie, e quell’uomo quella sera che si affacciò dal balcone di San Pietro, anche lui era stato bambino e la nonna gli aveva insegnato che le cose della terra si dicono attraverso gli alfabeti del cielo” (Cfr testo spettacolo). Papa Francesco è il protagonista di questa poetica e divertente storia rintracciata tra le righe di quel documento straordinario redatto dal Papa ben dieci anni fa.
Come nasce l’idea?
In realtà non è stato così chiaro fin dall’inizio. Tano, in questi anni, mi ha ripetuto spesso che avrebbe voluto fare qualcosa: uno spettacolo in occasione dei cinquanta anni della nostra comunità parrocchiale San Paolo di Acireale. Ma non riusciva a trovare qualcosa di incisivo e bello da proporre. Io, come al solito, ho raccolto con piacere il suo desiderio ed ho cominciato a cercare. Dovete sapere che con Tano e la moglie Patrizia, siamo amici da molto tempo e ci lega anche una grande passione per l’arte e il bello; in questi ultimi venti anni abbiamo portato in scena tante opere teatrali tra le quali: “Uno straniero a Betlemme” che ha coinvolto tantissimi ragazzi e ragazze, e “Vita da pupi”, quest’ultima inedita e vincitrice di premi importanti.
So che hai ripescato dal tuo “archivio” un testo scoperto a Maguzzano, vicino Verona, nel 2016.
Sì. Partecipavo ad un convegno di teologia e la sera fu rappresentato questo testo dallo stesso autore Campedelli, amico di Alda Merini. Oggi ci ritroviamo io, Tano e Sveva Castrogiovanni, che cura le musiche dal vivo, a proporre questo lavoro al teatro.
Cosa mi dici di questo documento che, in effetti, affascina molto?
Questo è un documento “strano” poiché di solito i documenti si fanno, ma non si realizzano mai, quasi mai. Intenzioni, sogni, propositi. Queste parole sono storia che parlano al presente e noi ci siamo lasciati interpellare dalle parole di Francesco.
Quale il messaggio per lo spettatore?
Quello di immaginare una Chiesa senza confini, senza timore, che racconti quella novità di cui parla “l’Apostolo Giovanni: noi vi annunciamo ciò che i nostri occhi hanno veduto, le nostre orecchie hanno ascoltato e le nostre mani hanno toccato” (Cfr testo spettacolo).
Avete pensato ad Acireale. Ricordiamo il prossimo spettacolo.
Abbiamo pensato alla nostra città di Acireale come luogo d’inizio della “narrazione”, non ci siamo fermati tra i confini della nostra parrocchia: abbiamo già debuttato sabato 16 dicembre nel teatro di San Giovanni Bosco (frazione di Acireale), il 17 dicembre nella chiesa di Santa Venera ad Acireale ed il 7 gennaio debutteremo nella chiesa di San Paolo di Acireale, sempre alle ore 19. L’ingresso allo spettacolo è gratuito.
Cristina Torrisi