Nell’era digitale sembra superfluo sottolineare il forte impatto che le Ict, ovvero Information and Communication Technology, hanno avuto nella vita individuale e sociale di ogni individuo, trasformandone abitudini, atteggiamenti e modi di pensare.
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione consistono in un insieme di tecnologie che permettono di organizzare, elaborare, rappresentare e scambiare informazioni più propriamente dette contenuti multimediali.
Ogni settore della società n’è investito e le applicazioni dell’Ict rappresentano uno dei settori strategici intorno al quale ruotano l’economia, l’imprenditoria, la politica, la ricerca e il mondo dei media in generale. Componenti, sistemi e programmi software si sono diffusi in maniera capillare dall’automazione industriale alle telecomunicazioni, alla pubblica amministrazione, dalla bioingegneria all’ambiente e in tanti altri ambiti commerciali, produttivi e sociali, miniaturizzando le informazioni e incorporandole in prodotti che acquisiscono così fisionomia digitale.
Un non troppo recente studio effettuato presso il Politecnico di Milano, citato dal professore Alfonso Miola, ordinario di fondamenti di informatica presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre, in un suo articolo sull’Ict, aveva già evidenziato le innumerevoli sinergie possibili tra gli elementi che l’individuo comunemente ritrova nella sua quotidianità:
«Semafori, mezzi di trasporto e lampioni connessi per la mobilità sostenibile e per la prevenzione e rilevazione di incidenti; monumenti e siti culturali “parlanti”; alberi e boschi in rete per la prevenzione di incendi; alimenti e filiere alimentari per la valutazione di qualità; impianti domestici controllati per il risparmio energetico, e molti altri per tutte le possibili economie e miglioramenti di vivibilità e qualità della vita dei cittadini».[1]
Migliorare la vivibilità e la qualità della vita dei cittadini è lo scopo che si pone l’ambizioso progetto della realizzazione di una Smart City, ovvero di città in cui ogni risorsa, attraverso un’efficiente rete telematica di infrastrutture, è accessibile e disponibile nel fornire servizi informatici che permettano ai cittadini e all’amministrazione di dialogare.
Affascinante tema nel campo delle scienze urbane, risulta al momento animare poco il dibattito urbanistico in Italia, probabilmente per due fattori essenziali: l’origine meramente aziendale della materia, legata a logiche di produttività e di mercato e la scarsa considerazione rivolta al rapporto tra città e innovazione tecnologica.
Tuttavia i tempi sono maturi per realizzare l’avveniristico progetto, originandosi la smart city da due costituenti necessari quali lo sviluppo delle tecnologie di rete e la nascita dal cloud computing, letteralmente “elaborazione nella nuvola”, un insieme di tecnologie interconnesse che consentono l’accesso a risorse configurabili sull’utilizzo richiesto, tramite server che ne gestiscono i servizi, eseguono applicazioni e archiviano documenti, facilmente fruibili per l’utilizzatore finale.
Una smart city è dunque un contesto territoriale dove mediante l’impiego pianificato e sapiente del capitale umano e naturale, adeguatamente predisposto e gestito tramite le numerose tecnologie Ict, si crea un ecosistema in grado di organizzare al meglio le risorse disponibili ed in maniera più intelligente.
Non è facile spiegare in cosa consista la smartness di una città. Il termine intelligent, esemplificando, fa riferimento ad una “città che pensa” ovvero che propone ed elabora modelli da adottare per raggiungere una soluzione. Smart indica una “città che opera attivamente” cioè che cerca di risolvere praticamente i problemi indicando anche gli strumenti più adeguati.
La città diviene una città sensibile in chiave tecnologica e sociale. Dall’intersezione tra questi due elementi, si generano i sensori antropici ovvero i cittadini, fruitori e monitoratori del sistema.
Cosa comporta ciò? Se la città pre-industriale poggiava su un’economia basata sulla produzione primaria e di scambio, gestita da un governo monocratico; la città post-industriale intuisce la necessità di un comprehensive planning, ovvero di un “programma globale” che ponga come sua base produttiva i servizi; la moderna smart city affida la sua gestione all’informazione. I mutamenti del contesto urbano vengono forniti in tempo reale dai suoi sensori antropici e i dati ottenuti sullo stato dei propri componenti, permettono di agire rapidamente su eventuali entropie (disordine) del sistema.
Una città intelligente spende meno, mantenendo alta la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Affinché ogni città possa essere smart è necessario che possieda tre elementi adeguatamente studiati e predisposi dimensione, organizzazione e funzionamento.
La smart city rappresenta una nuova dimensione urbana, nel cui attivo processo di sviluppo la tecnologia non è sostitutiva dell’uomo poiché consente l’attivazione di processi neghentropici (ordine) quali ad esempio: la veicolazione di comportamenti orientati alla condivisione di valori di solidarietà, di pratiche volte al riciclo e riuso, al risparmio energetico, all’utilizzo responsabile delle risorse.
Vanessa Giunta
[1]Alfonso Miola, Cosa è l’ICT oggi, SCIRES-IT, SCIentific RESearch and Information Technology Ricerca Scientifica e Tecnologie dell’Informazione Vol. 2, Issue 2 (2012), p18.