Tecnologia / Auto ad idrogeno, a che punto siamo?

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Sarbatoio-idrogeno

Nel corso degli ultimi anni il mondo delle auto ha vissuto una rapida evoluzione, che ha toccato anche la ricerca tecnologica in materia di idrogeno. Abbiamo assistito d’altra parte allo sviluppo di nuove fonti di energia più ecosostenibili, in grado di alimentare le automobili. Basti guardare le auto ibride o quelle elettriche. Per molti però l’avvento dell’elettrico non è altro che l’inizio di quello che sarà il passaggio ad una tecnologia più innovativa che prevede appunto l’utilizzo dell’idrogeno.

Tecnologia e ricerca / Auto ad idrogeno: come funziona?  

Ma come funzione l’alimentazione ad idrogeno per le automobili? Vediamolo insieme. Le auto ad idrogeno immagazzinano il gas in delle bombole ad alta pressione, come nelle auto a GPL o a metano, per poi immetterlo in una pila a combustibile (fuel cell). Nelle pile avviene una reazione elettrochimica per cui l’idrogeno si combina con l’aria e produce energia. La cella a combustione infatti possiede due poli, da quello positivo entra l’ossigeno (O2) e da quello negativo l’idrogeno (H2). L’unione tra ossigeno ed idrogeno non produce alcun materiale di scarico inquinante ma unicamente vapore acqueo che viene immesso nell’atmosfera, senza creare danni.

Auto ad idrogeno / I pro

Motore-ad-idrogeno

La domanda che ci si pone è se le auto ad idrogeno siano davvero un’innovazione dal punto di vista energetico ed ecologico. Gli aspetti positivi di questa nuova tecnologia riguardano la totale assenza di emissioni di CO2 nell’aria, data la produzione di vapore acqueo come unico scarto. Altri punti a favore dei motori ad idrogeno sono la semplicità e la rapidità di ricarica delle batterie. Il tempo di ricarica completa varia, infatti, dai 3 ai 5 minuti, sensibilmente meno rispetto alle svariate ore che richiede un’auto elettrica. Risulta inoltre sorprendente la distanza percorribile con una così rapida carica, arrivando fino a 700 km per alcune vetture.

Automobili ad idrogeno / I contro

Tra i contro rientrano sicuramente i prezzi proibitivi per l’acquisto di queste vetture, si parla infatti del doppio della cifra di un’auto elettrica. Le motivazioni dei prezzi così elevati vanno ricercate nell’arretratezza delle tecnologie di produzione e nell’utilizzo del platino per la creazione del catalizzatore dei motori. Nonostante nel 2019 l’Italia abbia dato il via libera alla commercializzazione delle auto ad idrogeno, la loro diffusione è praticamente nulla. La causa della scarsa riuscita di questo settore è la quasi totale assenza di stazioni di rifornimento dedicate, rendendo dunque impossibile l’utilizzo delle innovative vetture.

Toyota-Mirai

Auto ad idrogeno / Toyota: auto in commercio e nuovi progetti

Tra le più grandi case di produzione di auto ad idrogeno vi è la Toyota. Come riportato dai colleghi della Stampa, quella giapponese è anche la prima casa ad aver introdotto i veicoli ad idrogeno. La sua vettura di punta, in questo ambito, è la Mirai. Il termine giapponese può essere tradotto con “futuro” poiché la grande casa nipponica si propone di creare un sistema di mobilità sostenibile ad emissioni zero. Per questa motivazione sta sviluppando un nuovo motore che non sfrutti più le fuel cell per alimentare il motore. Il recente progetto della audace azienda consiste nell’alimentare direttamente il motore tramite idrogeno, lo stesso che avviene dunque con quelli a benzina. Il gas non sarebbe quindi utilizzato nelle celle a combustione per produrre energia ma inserito direttamente come carburante per far funzionare il motore.

Auto ad idrogeno / Stazioni di rifornimento

La quasi totale assenza di stazioni di rifornimento di idrogeno è la motivazione per cui la Toyota ha deciso di non commercializzare la propria Mirai in Italia. La situazione non è però migliore negli altri paesi europei né tantomeno in America. La California ad esempio, nonostante sia tra i paesi americani più ecosostenibili, ne possiede solo 5. Gli unici paesi europei dove è possibile acquistare la vettura della casa giapponese sono Germania, Gran Bretagna, Danimarca e Belgio. E anche in questi casi la disponibilità di stazioni di rifornimento è davvero ridotta. Solamente la Germania ha in programma di realizzare 400 erogatori entro il 2023. Nel nostro paese sono presenti invece solo due distributori. La difficoltà sta nel fatto che il processo di inserimento dell’idrogeno all’interno dei serbatoi è molto complesso e costoso, nonostante l’idrogeno sia l’elemento più diffuso sulla terra.

Ismaele Sarro

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