Arriva da Microsoft la brillante idea di creare un’innovazione tecnologica pratica e utile per chi soffre di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica).
Il nuovo metodo di comunicazione, introdotto da Microsoft per il sistema operativo Windows 10, si chiama “Eye Control” ed è il risultato di una gara di programmazione organizzata proprio da Microsoft nel 2014. Questo permetterà a chi è affetto da disabilità motoria di scrivere utilizzando solo gli occhi senza l’utilizzo della tastiera.
Gli ingegneri di Windows si preparano a integrare questo nuovo supporto ottico in grado di rilevare il movimento oculare tramite il pc. Finalmente anche chi non potrà utilizzare mouse e tastiera sarà in grado di interagire con il computer.
Questa nuova idea è nata grazie all’appello di un ex giocatore di football americano, Steve Gleason, malato di Sla dal 2011. Nel 2014 è arrivata una email alla Microsoft da parte di questo giocatore, il quale scrisse: “Dopo la diagnosi mi sono reso conto ben presto che la tecnologia sarebbe diventata una mia estensione. Finché non esisterà una cura per la Sla, la tecnologia rappresenterà quella cura”. Dunque Gleason ha invitato la Microsoft ad agire e cercare di creare qualcosa di innovativo che potesse aiutarlo a migliorare la propria qualità di vita e in un certo senso la propria autonomia.
Questa malattia degenerativa “uccide” i neuroni responsabili del controllo dei muscoli e purtroppo i malati di Sla, per comunicare usano gli occhi, infatti questo nuovo ausilio sarà davvero utile tramite un lettore ad hoc, anche se ancora è in fase di sperimentazione. Per provare questo nuovo sistema è possibile iscriversi al programma Windows Insider. Microsoft ha affermato che nel suo sistema Windows 10 sarà presente questo supporto integrato per la rilevazione del movimento oculare.
Questo tracking oculare è stato sviluppato in collaborazione con Tobii, leader in questo settore.
Inizialmente Eye Control si concentrerà sulle funzioni di accessibilità primarie (digitazione e navigazione dell’interfaccia di Windows). Al momento è in fase beta e quindi in via di sperimentazione e si spera tanto nella sua concretizzazione perché regalerebbe davvero una parte di autonomia alle persone affette da questa malattia.
Michela Abbascià