Tempo di Avvento / “Chiunque in te spera, Signore, non resti deluso”

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Il tempo, spesso, scorre senza sussulti, uguale a se stesso nella ripetizione di azioni ormai abituali, di cadenze ritmate quasi meccanicamente. Esso è riempito a tal punto che diventa pesante, non vediamo l’ora che passi. Altre volte il tempo ci sfugge, attirati da qualcosa che cattura la nostra attenzione, che dis-trae cioè ci tira fuori dal nostro presente. Nell’uno o nell’altro caso, rischiamo di rimanere bloccati, perché stanchi o annoiati.

Ma esiste un tempo diverso, e la Chiesa se ne fa promotrice. Vi è una ciclicità che non è mai identica a se stessa, una cadenza di giorni e di ore mai vuota o senza senso. Un tempo che vorresti durasse sempre. È questo il tempo attraversato dalla grazia: il tempo dell’anno liturgico; tempo che acquista il valore di memoriale nella contemplazione dei misteri di Cristo.

Il tempo dell’Avvento è il primo periodo dell’anno liturgico, durante il quale l’attenzione si volge al Signore che viene. Egli viene – e i cristiani lo attendono – come Redentore, mentre «passa la scena di questo mondo» (1Cor 7,31), al suo ritorno nella gloria. Egli viene – e i cristiani lo attendono – nel mistero del Natale, celebrando il Verbo che si fa carne.

Ogni giorno, nella selva di tante parole, abbiamo l’opportunità di ricevere una parola buona, una lieta notizia – un vangelo. Essa ci può giungere anche dalla sapienza della Parola di Dio e della liturgia. Questa domenica, la prima d’Avvento, possiamo ascoltare un invito a ricominciare da capo, semmai ci fossimo fermati o distratti; un invito ad elevare l’anima verso l’alto, verso Dio. Il formulario dei testi per la Messa si apre con questa invocazione: «Che io non resti deluso, che non vincano su di me i miei nemici!» (Antifona d’ingresso). Quel tempo a volte pieno, altre volte distratto, può tradire le nostre aspettative, può deluderci, e farci sentire depredati, sopraffatti da un nemico invisibile. Ecco, dunque, la preghiera della Chiesa: «O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene» (Colletta). Una richiesta d’aiuto per ricominciare; una presa di coscienza del fatto che, per quanto sta in noi, c’è un desiderio di bene difficile poi da attuare (Rm 7,18-20). Solo tu, Dio, puoi scuotere la nostra volontà e rimetterci in cammino, compiendo opere buone.

Il tempo riacquista valore, il cammino una direzione, la vita uno scopo. Dinanzi al Cristo che viene, ogni cosa ritorna al suo posto. Nel cammino delle nostre vite, a volte arroccate su cose effimere, l’avvento di Cristo ci ricorda che tutto passa, poche cose hanno valore, una sola resta per sempre e non delude. Vieni, Signore: «Chiunque in te spera non resti deluso»!

                                                                                don Raffaele Stagnitta

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