Il tempo scorre e puntualmente i momenti più significativi dell’anno tornano a segnare il passo nella nostra quotidianità.
In ogni caso il Natale occupa un posto privilegiato nella vita di tutti per la sua importanza ed anche e soprattutto per il suo significato. Un Natale che indiscutibilmente ci riporta a Dio che si fa Uomo per condividere in tutto, eccetto che nel peccato, la condizione umana. Questa è un’icona che nessuno può cancellare o in qualche modo modificare.
Certo è, però, che, specie negli ultimi tempi, tutto ciò è passato in secondo piano ed a volte è diventato uno sfondo fino a quasi scomparire. Giungono in primo piano sempre nuovi significati ed interpretazioni a volte anche fantasiose che poi, alla fine, fanno vivere questi giorni di festa con una tensione fortemente stressante.
Non vogliamo nemmeno ulteriormente commentare una delle ultime letture del Natale che vogliono stravolgere il nome di Gesù o che, pur conservando il lungo periodo di vacanza, vogliono eliminare l’icona del Presepe (Gesù Bambino, la Madonna e San Giuseppe).
Forse stiamo distorcendo troppo il Natale, perché a volte ci potrebbe dare fastidio in quanto nel silenzio, nella semplicità e nell’umiltà questa Icona interroga tutti noi. Credenti e non credenti. E noi non vogliamo essere interrogati perché riteniamo di sapere tutto e di non aver bisogno di altro. Ma Lui è comunque davanti a tutti noi, primo protagonista di un evento unico di condivisione. Una condivisione che parte dal basso e che porge la mano a chi soffre perché non ha lavoro, perché è solo, perché è malato, carcerato, violentato, calpestato nella sua dignità. Il messaggio della condivisione, del porgere la mano per camminare insieme non è rivolto solo ai credenti in una religione: è rivolto all’uomo, alla persona umana, svestita di ogni appellativo, in piena umiltà.
L’invito, pertanto, è per un’azione concreta che si deve manifestare nella quotidianità, mettendoci la faccia, in piena trasparenza, evitando di mettersi all’angolo a guardare e magari poi prendersi tutto lo spazio per criticare. Noi da queste colonne auguriamo a tutti un Natale di semplicità e di condivisione, avendo davanti l’icona del Presepe: Dio che si fa Uomo e condivide pienamente la condizione umana, quella di tutti gli uomini, senza distinzione alcuna.
Salvatore Coccia
direttore L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri)