“Oggi è nato per noi il Salvatore”. Con questa acclamazione la liturgia della notte della natività prende la sua forma e illumina il cammino dei credenti. La natività ci viene presentata come un evento naturale, ordinario, come ogni altro bambino Gesù è partorito e viene alla luce, eppure questo bambino porta in sé una novità unica e irripetibile, egli è Dio fatto uomo.
La liturgia ci offre due importanti chiavi interpretative di questo evento, attraverso le due letture ci introduce al senso più profondo dell’incarnazione, il bambino avvolto in fasce è “luce e riscatto” per l’intero popolo di Israele.
“Il popolo che camminava nella tenebre ha visto una grande luce” e ancora “Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità”. Oggi il bambino di Beit Lehem porta a compimento l’antica promessa fatta da Dio al suo popolo, egli è l’unico che può portare la luce inaccessibile di Dio e attraverso di essa condurre l’uomo verso Dio stesso. Egli è l’unico che può riscattare l’uomo dal suo peccato, non vi è infatti altro nome dato agli uomini nel quale possiamo essere salvati. Questa notte Colui che è Onnipotente si fa umile e povero e sceglie come via per la redenzione la via dell’umana fragilità. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
Colui che regge il mondo si fa povero e umile nella stalla di Bethlemme.
Proprio qui giace la novità dell’Incarnazione, il Figlio di Dio sceglie l’umanità fragile e ferita di ciascuno di noi e la prende di su di sè, inaugurando una nuova via per la redenzione, quella dell’umanità assunta e salvata, oggi Dio si fa uomo perché l’uomo possa attraverso la sua umanità divenire Dio. Non c’è stato e mai ci sarà posto per lui in nessun alloggio, perché il luogo dove Dio vuole nascere è il cuore dell’uomo. Egli, come afferma Sant’Ambrogio, nasce in una mangiatoia per essere “mangiato”, nella mangiatoia Ambrogio vede la prefigurazione dell’Eucaristia che è la sintesi perfetta dell’Incarnazione. Il Natale per essere compreso chiede una conversione del cuore, non un Dio che ci libera con la potenza e la forza, ma un Dio che ci libera attraverso la sua onnipotenza fatta piccolezza, il bambino che oggi nasce nella mangiatoia sarà attraverso la sua umanità nutrimento per la nostra povertà, farà ricchi molti e li renderà liberi. In questa notte ci è aperta una nuova via, la scala che ci porta a Dio è quella della Santa umanità di Gesù che scende quaggiù per farci salire con lui nella gloria.
Paolo Morocutti