Domenica 5 marzo, nella tenuta San Michele, Santa Venerina, ha avuto luogo l’evento culturale ”Lancette allo stop: incontri tra vini e scrittori”. L’incontro, inserito nel progetto culturale «Kyklops – Vedere l’intero», ha proposto la presentazione del libro ”Atlante degli abiti smessi” della scrittrice acese Elvira Seminara, una mostra d’arte nelle cantine di Murgo, nella quale sono stati esposti quadri di diversi artisti contemporanei, e la degustazione dei vini Murgo.
L’iniziativa ha voluto unire due forme d’arte diverse: la forma quadro e la forma libro, due esperienze creative diverse ma complementari, che rappresentano l’uomo e la sua sensibilità.
Il fine di Kyklops, come afferma il professore Enzo Tomasello, è stato quello di ”mostrare l’intero attraverso i frammenti, con l’occhio unico del Ciclope” con la lettura, i colori ed il sapore.
Frammenti che spesso vengono messi da parte, sottovalutati o ”sprecati”.
”Siamo protagonisti dello spreco, spreco di acqua, di aria, di relazioni, di felicità.”, così Elvira Seminara inizia la presentazione del suo ultimo libro ‘Atlante degli abiti smessi’, ammettendo di essere ”patologicamente attratta dalle cose imperfette”.
”Io sono una Cantascorie” continua ” mi piace osservare le cose piccole, manipolarle e raccontarle. Mi piacciono le cose rotte, gli inciampi, gli sprechi. I nostri i sprechi, di noi che non siamo neanche capaci di essere felici quando lo siamo, perché viviamo fuori dal momento, non viviamo il presente.”
Eleonora, la protagonista del libro, vuole trasmettere alla figlia Corinne proprio questo: di non perdere i momenti ma di viverli, di non sprecare niente, ma di conservare e ricordare. E lo fa scrivendole delle lettere e donandole i suoi abiti.
Eleonora è una donna forte, sicura di sè, ma ha paura di perdere, dopo la scomparsa dell’ex marito, il rapporto con la figlia. Allora va a Parigi, e lo fa non per fuggire, ma per cogliere l’occasione di ”reinventarsi”, di riflettere e di ”cucire ciò che si stava danneggiando”. Qui osserva Parigi e scrive alla figlia delle lettere dove le parla degli abiti che ha lasciato nella casa a Firenze, tutti i suoi abiti che hanno un pezzetto della sua storia, che sono legati ad un ricordo o alla tenerezza di un dono, alla malinconia di un momento.
”Ogni abito” spiega Elvira Seminara ”è l’esistenza. Ogni vestito rappresenta un carattere, una figura in cui ci possiamo riconoscere, è un odore, una paura.” Ogni abito è un pezzetto di vita: ”Parliamo di vita, quali sono i verbi che usiamo? tessere una trama, la trama di una storia, cucire i rapporti, il filo che si spezza. La vita è legata ad una tela, noi siamo ciò che cuciamo. Gli abiti non sono solo cose, rappresentano i nostri stati d’animo”. Attraverso questo armadio pieni di abiti, Eleonora trasmette a Corinne la sua esperienza, come un genitore parla al figlio della sua stessa vita, donandogli degli insegnamenti e, allo stesso tempo, un forte sentimento, e sarà questo inventario di abiti a salvarle entrambe.
”Il libro ha iniziato a prendere movimento quando vidi, ai piedi di un cassonetto, un mucchio di vestiti. Non erano più adatti ad essere indossati, nè però erano ancora stracci. Erano in un momento di passaggio e lasciavano quel senso di malinconia, un bisogno di ricrescere”.
La storia, narrata con una ”spiazzante autenticità e creatività”, dice la giornalista Katya Maugeri, ”è un viaggio che insegna che ci sono indumenti che si possono ricucire, che ognuno può sempre reinventarsi, cambiare, creare”.
Giornalista e pop artist, Elvira Seminara ha pubblicato i romanzi ”L’indecenza”(2008), ”Scusate la polvere” (2011) e ”La penultima fine del mondo”(2013).
Alla presentazione sono intervenuti il prof. Enzo Tomasello, l’attrice Elisa Franco con letture dal libro, le giornaliste Katya Maugeri e Ornella Sgroi, e Giuseppe Lanza, promotore del progetto.
«Vestiti elfi. Che non trovi in nessun posto quando li cerchi. Ma poi rispuntano beffardi come niente fosse, in bella vista, proprio là, esattamente dove prima non c’erano. Inutile spostare grucce e rovistare, in questi casi, meglio non accanirsi, tanto ritornano. Tu devi far finta di nulla. Tieni gli occhi chiusi, se senti un fruscio mentre dormi. Devi stare al gioco se vuoi la pace nel tuo armadio».
«Vestiti che vogliono brillare, come le bombe».
«Vestiti che hai paura a rimettere, perché quel giorno sei stata cosí felice».
«Le vite non vogliono essere risparmiate. Ogni cosa, ogni corpo, non chiede che questo, sgualcirsi, logorarsi, cadere e ferirsi, sporcarsi e cicatrizzare, urtare, sanguinare, ricucire».
Michela Lovato