Culla di tradizioni artistiche, pittoriche, musicali e cinematografiche di prestigio che nel tempo hanno vivificato l’immagine della città in Italia e nel mondo, le Terme di Acireale sono in lenta agonia. Passano i giorni e si va sempre più deteriorando un grande patrimonio sanitario, culturale, turistico ed economico che, per la sua specificità, rende Acireale, e per estensione Sciacca, uniche nel panorama del termalismo nazionale. Un tempo vanto per la città e fonti di benessere per la salute e per il territorio date le proprietà delle sue acque, le Terme, la cui attività sanitaria è adesso ridotta al lumicino, sono diventate qualcosa di diverso. Rappresentano motivo di fastidio e di imbarazzo per la politica; sono argomento di second’ordine per gli intellettuali, stranamente silenti sulla vicenda; diventano questione molto spinosa per gli uffici dell’amministrazione regionale che stanno orchestrando la privatizzazione, mentre vigilano attentamente sugli esiti della liquidazione.
Per via della negligenza di diverse generazioni di politici locali, e a motivo pure di una buona dose di incompetenza aziendale, si è persa nel tempo la possibilità di apprezzare un’importante risorsa non soltanto per Acireale, ma anche per l’intero territorio. Una risorsa che, se opportunamente valorizzata, sarebbe potuta diventare, come è accaduto altrove nel Paese, un importante “fattore di attrazione” in grado di rivitalizzare i circuiti dell’offerta sanitaria, turistica e culturale. Oggi le Terme sono soltanto un’azienda gravemente ammalata; per una parte di proprietà della Regione, per un’altra parte di proprietà della vecchia azienda autonoma (che anch’essa è un organo della Regione); piena di debiti e incapace di produrre reddito; posta in liquidazione dalla stessa amministrazione regionale che presto intende affidarne la gestione ai privati. Cosa arriverà nelle mani dei privati, a compimento della liquidazione, e cosa i privati riusciranno a valorizzare del patrimonio non è minimamente immaginabile al momento. L’amministrazione regionale, nell’ottica di “far cassa” e dismettere una partecipazione societaria non più strategica, confida molto nel ruolo che eserciterà l’advisor nel rendere più attrattiva l’offerta dei beni ai potenziali acquirenti; a questi ultimi sarà chiesto, in cambio di una concessione di affidamento più lunga nel tempo, di farsi carico degli investimenti necessari per rilanciare le strutture termali. Speriamo bene, perché in testa al momento frullano solo cattivi pensieri.
Nel frattempo, piena di insidie e di trappole che espongono a grande responsabilità amministrativa i protagonisti, va avanti la procedura di liquidazione che non è sempre affrontata in ottica aziendale, ma si tinge di coloriture e dispetti politici che non giovano a nessuno. Il patrimonio culturale, costituito da immobili di pregio (le Terme di Santa Venera ne sono un esempio) e da asset intangibili dal valore incommensurabile (tra tutti il nome delle Terme!), si va progressivamente depauperando. Se vi sono responsabilità nei comportamenti della Regione che negli ultimi venti anni ha “palermitanizzato” di fatto le Terme di Acireale, non c’è però un solo concreto segno di attenzione del territorio e degli enti locali che in esso vi insistono.
Nei documenti di programmazione negoziata e strategica esitati dal Comune di Acireale negli ultimi dieci anni, alcuni dei quali di successo (vedi il Distretto “Mare dell’Etna” piazzatosi al primo posto nella graduatoria di merito a livello regionale), non vi è una sola iniziativa di comunicazione o di fruizione che sia stata prevista a tutela del patrimonio termale. Identico atteggiamento da parte dei comuni limitrofi, a partire da Acicatena che con Acireale condivide l’enorme patrimonio storico del termalismo, e della Provincia Regionale che solo recentemente e per iniziativa di qualche singolo consigliere ha manifestato una timida attenzione al riguardo. Per il resto, un silenzio di tomba, reso ancor più assordante dalla reticenza degli intellettuali. A dicembre scorso è sorto un comitato civico promosso da alcuni dirigenti del locale circolo del PD che adesso si è intestata la vicenda della liquidazione, facendone motivo di battaglia politica contro il liquidatore Ferro e il centrodestra (quest’ultimo compattamente silenzioso sull’intera faccenda, forse perché in attesa di conoscere gli esiti di una vertenza finita in Tribunale riguardante la brusca sostituzione del precedente consiglio di amministrazione con la nomina assembleare dell’amministratore unico, successivamente transitato all’incarico di commissario liquidatore).
Ad aprile, il Lions Club ha avviato una imponente campagna di sensibilizzazione che ad oggi, anche attraverso il Forum permanente, ha mobilitato ventuno associazioni della società civile, raccogliendo simpatie ed adesioni fra centinaia di persone. Il Forum, con continuità di impegno quasi giornaliero, ha scritto note, pubblicato articoli, raccolto materiali di studio, promosso incontri di approfondimento, pungolato la classe politica. Adesso, a settembre, intensificherà la sua azione con ulteriori iniziative di informazione e di sensibilizzazione, per tenere alta e continua l’attenzione sulle Terme. E lancerà una proposta: la costituzione di una Fondazione culturale, di iniziativa pubblica, alla quale potranno partecipare istituzioni pubbliche e soggetti privati, cui affidare il compito di ricostruire l’enorme patrimonio storico-culturale creatosi intorno alle Terme nel corso dei decenni.
Un tempo, le Terme ospitavano la rassegna internazionale d’arte, che ad Acireale tenne a battesimo il movimento di transavanguardia di Achille Bonito Oliva; il Parco di Santa Venera accoglieva le serate dell’Acireale Estate Jazz promosse dal Bass Group; il cinema, sia quello più commerciale che d’autore, sceglieva le Terme come ideale “set location” per le proprie produzioni; e così via. Oggi non c’è più nulla, come se non fosse esistito nulla. Tutto ciò non è possibile per una città che nell’arte e nella cultura aveva il suo punto di forza. Scriveva Cristoforo Cosentini nel 1973, a proposito delle Terme: “Sono […] opere animate dal soffio dello spirito, che resistono inalterabili al tempo, che possono conoscere decadenza, ma non morte, perchè l’amore che la ha ispirate le ha rese partecipi della sua natura immortale”. La creazione di una Fondazione, indipendentemente dal fatto che a gestire per intero o parzialmente il complesso termale saranno in futuro i privati, è il minimo che il territorio potrà fare per farsi perdonare, dinanzi alla storia, disinteresse, noncuranza e approssimazione dimostrati in venti anni di “de-termalismo” ad Acireale.
Saro Faraci
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