“In questo tempo di crisi il Terzo Settore è un alimentatore di fiducia per l’Italia e per l’Europa, un forte collante sociale che predispone le persone alla cultura dell’impegno e alla costruzione di percorsi costituzionali. In poche parole un potente motore di sviluppo”. E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro su “Il nonprofit motore dell’Europa” svoltosi nell’ambito del Meeting in corso a Rimini cui hanno partecipato il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà e membro del Cese (Comitato economico sociale europeo) e Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo). “La finanza ci ha illuso – ha detto Guerini in apertura – l’economia si è bloccata. Per ripartire servono fiducia e legalità. Nessun imprenditore è disposto ad investire in assenza di queste due basi fondamentali per la crescita. Tuttavia va registrato un fatto importante di questi ultimi anni, l’impegno dell’Ue sui temi del volontariato e dell’impresa sociale, temi ormai entrati nell’agenda dell’Unione. Nelle dodici leve dello sviluppo del mercato, programmate dalla Commissione europea c’è l’imprenditoria sociale. In Europa sono 11 milioni le persone che lavorano nel settore dell’imprenditoria sociale. Si tratta di un dato importante tanto più che il settore è in crescita e registra innovazione, segno di vitalità”.
Attivatore di lavoro. “Il nonprofit italiano – ha commentato Morganti – ha finora resistito bene alla crisi, svolgendo un ruolo essenziale di stabilizzazione in due modi: ha garantito continuità nei servizi di welfare e di coesione sociale nel momento di una inevitabile contrazione di quelli forniti dal settore pubblico. Anche per questo, a differenza del mondo for-profit, ha continuato a creare occupazione. L’Italia è caratterizzata dalla componente produttiva del nonprofit, le imprese sociali in senso ampio. Esse non sono soltanto labour intensive, ma attivatrici di lavoro qualificato per la maggiore presenza di giovani donne e alta istruzione”. A supporto di questa tesi Morganti ha citato l’esempio di una cooperativa di Perugia che ha assunto il compito di reinserire nella società i soldati inglesi reduci dall’Afghanistan e con problemi psichici e fisici. “In qualsiasi crescita futura questi sono fattori importanti per la creazione di occupazione e coesione sociale complessivamente più sostenibili. Non bisogna però – ha avvertito l’amministratore delegato – commettere con l’economia nonprofit l’errore, che si è fatto con la microfinanza, di credere che sia una panacea per tutti i mali, dotata di una salute intrinseca inattaccabile e pronta a prendere il posto di una economia for profit e pubblica moralmente inferiore ad essa. Non è realistico né corretto attendersi dal nonprofit il salvataggio, morale e materiale, dell’economia italiana o europea”.
Un percorso ancora lungo. Riferendo l’esperienza di Banca Prossima, unica banca europea esclusivamente dedicata al nonprofit (20 mila clienti solo nel Terzo settore), Morganti ha elencato “i punti deboli del Terzo Settore” italiano che sono soprattutto “l’eccessiva dipendenza dalla spesa pubblica, la sperequazione nella disponibilità di servizi tra nord e sud del Paese e soprattutto il lungo percorso che resta da compiere nel rendere efficienti le organizzazioni nonprofit (Onp), anche nel nord Italia. L’enorme spazio di espansione aperto al Terzo Settore italiano (rispetto a quanto avviene ad esempio negli Usa dove il nonprofit copre ambiti come l’istruzione superiore, public utilities, sanità e perfino alcuni comparti finanziari o immobiliari) è promettente e praticabile”. E’ necessario però che le organizzazioni nonprofit, la Pubblica Amministrazione e i cittadini facciano ciascuno la propria parte: le Onp garantendo efficienza, trasparenza e indipendenza; la Pubblica Amministrazione con politiche di selezione e incentivazione simili a quelli offerte alle imprese for profit; i cittadini con nuove forme di partecipazione economica”. “Nella nuova Europa il nonprofit deve essere messo in condizioni di fornire il proprio contributo economico come sa fare: in quella forma di “intelligenza sostenibile” che è nei fini di Europa 2020” ha concluso Morganti. Tra i paesi dell’Unione Europea l’Italia spicca per la quantità e molto spesso per la qualità e creatività del proprio made in Italy sociale all’interno della Social Business Initiative promossa dalla Commissione per stimolare l’economia non profit e i suoi legami con i settori pubblico, privato for-profit e delle famiglie.