Testimonianza 2 / Padre Stefano Pavone, uomo forte e generoso che amava la bellezza liturgica

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Padre S. Pavone
Mons. Stefano Pavone durante il pontificale dello scorso 29 giugno in occasione della festa di San Pietro a Riposto

Riposto da oggi è più sola! Uno dei suoi figli migliori, l’arciprete emerito della basilica di San Pietro, chiesa madre, il carissimo mons. Stefano Pavone,  ha concluso il suo lungo itinerario di vita terrena domenica 26 Luglio u.s.

Mons. Pavone, o meglio “Padre Stefano” come tutti lo chiamavamo, era nato a Riposto l’8 Aprile del 1919,  dopo gli studi tecnici entrò, all’età di 20 anni, nel Seminario diocesano e fu ordinato sacerdote il 29 Luglio 1945 (erano pronti a Riposto i festeggiamenti per il 70° anno di vita sacerdotale). Fu nominato viceparroco a Mascali e successivamente parroco di Fondachello. Quando nel 1969 l’arciprete, mons. Sebastiano Grasso, rassegnò al Vescovo le dimissioni, P. Pavone fu nominato arciprete di Riposto e vi rimase per 40 anni amato e stimato da tutti ! Per tanti anni ricoprì il ruolo di Vicario foraneo instaurando con i confratelli un legame di sincera amicizia. Nel Giugno del 2001, durante il pontificale di San Pietro, il Vescovo, mons. Salvatore Gristina, consegnava a Padre Stefano il biglietto pontificio con cui veniva nominato Monsignore. Concluso il luminoso ministero di arciprete si ritirò a Riposto, presso la casa “Villa delle rose”, dove continuò ad essere per tanti punto di riferimento.

Monsignor Pavone amava Riposto, fu un tenace difensore dell’autonomia  della Città di cui amava tutte le tradizioni ad essa legate. Ha custodito, abbellito, fatto insignire del titolo di Basilica minore Pontificia, la chiesa madre di Riposto. Ha amato e servito il suo popolo e da esso è stato amato e venerato.

Di carattere e temperamento “forte”, ad un primo approccio poteva apparire “burbero”, ma avvicinandolo non si poteva non apprezzare l’uomo e il sacerdote. Possedeva un grande spirito di generosità. Ogni anno, per la solennità di San Pietro, invitava i sacerdoti del vicariato a concelebrare il Solenne Pontificale e a cui faceva seguito il momento conviviale. Era per lui una festa poter ospitare i confratelli era per noi tutti una gioia potervi partecipare.

Sensibile allo spirito liturgico scaturito dal Concilio Vaticano II, ogni anno – durante la mia permanenza a Giarre – mi invitava ad introdurre i periodi forti dell’anno liturgico. Amava la bellezza liturgica e con essa tutte le suppellettili che custodiva diligentemente.

Nel 1994, a compimento del 75° anno di età, egli non rassegnò al Vescovo le dimissioni da parroco, era troppo forte il legame che lo univa alla comunità di San Pietro e continuò ad essere, per oltre 10 anni, l’arciprete. Nel 2006  cedette all’insistenza del Vescovo diocesano e si ritirò a “Villa delle rose”, dove nella preghiera e nell’incontro fraterno con i fedeli parrocchiani che non hanno mai smesso di stargli accanto ha continuato i suoi giorni di vita.

Da queste pagine voglio ringraziarlo per il bene che mi ha voluto e per le cose che mi ha insegnato non con le parole ma con il suo stile di vita. Egli rimane una di quelle figure sacerdotali che sono impresse nel mio cuore e a cui guardo costantemente nell’esercizio del mio ministero sacerdotale.

Arrivederci in Paradiso caro padre Stefano, dove – sono certo – San Pietro, memore della sua devozione, avrà spalancato le porte al suo arrivo. Ogni tanto continui a ripetermi “passa, ca t’ha diri na cosa” e io sarò ben lieto di ascoltarla con ammirazione e devozione, sapendo che ogni parola è dettata da affetto.

A-Dio, monsignore, mi scusi, padre Stefano!

Don Roberto Strano