Il 30 aprile 2021, in una clinica di Verona, ha cessato di vivere, all’età di 86 anni, monsignor Pio Vittorio Vigo, vescovo emerito della Diocesi di Acireale.
Può questo tempo che passa, divenuto quasi delirante, o meglio divorante, per una velocità che è precipitazione vertiginosa di fatti piccoli e grandi, farci dimenticare le relazioni importanti con le persone che ci stanno accanto, gli amici, i vicini di casa, i colleghi di lavoro…?
Non deve accadere, ma soprattutto non dobbiamo permetterlo, perché il tempo dell’amicizia è la stagione più bella e significativa. E solo gli amici dilatano e riempiono non i giorni, ma la nostra stessa vita.
Sento, allora, il pressante bisogno e l’esigenza di ricordare monsignor Pio Vigo per quello che è stato per me personalmente. Ma credo anche a nome di chi ha avuto modo di relazionarsi con lui, per ringraziarlo per quello che ha fatto e, soprattutto, per quello che lui è stato.
Oggi viviamo in un contesto di menti oscillanti, rotolanti da un capo all’altro del sentire, da uno all’altro inganno. E’ ragionevole e disarmante restare meravigliati davanti alla vita di un uomo la cui mente ha ruotato attorno ad un solo centro, continuamente anche cantato. Acireale, Catania, Nicosia, Monreale, di nuovo Acireale, Verona non sono soltanto i luoghi, le città del suo esistere ma altrettanti appuntamenti con la vita. Con il ministero di un vescovo, con le storie di uomini e donne che si dipanano, ora faticosamente, ora gioiosamente, con i disegni a volte imperscrutabili della vita umana e della Provvidenza, con i suoi cammini, ora piani, ora in salita, ma sempre serenamente, coraggiosamente elaborati, con quella cetra della sua poesia sino alla fine dei suoi giorni.
Mons. Vigo, nella poesia il cammino della vita
Siamo tutti consapevoli che la poesia del Novecento è tributaria a personalità come Pascoli, D’Annunzio, Saba, Ungaretti, Montale. Ma è anche vero che nuove ispirazioni hanno fatto nascere altri interpreti. Relativamente alla tematica religiosa, la poesia transita da Papini a Rebora, da Moretti a Mazzolari, da Pozzi a Luzi, da Cristini a Turoldo.
A testimonianza della ricchezza di questa nuova stagione non possiamo dimenticare di nominare i vari Testori, Parronchi, Merini, Viviani, Corsaro, Barsotti…
Dentro questo solco di tradizione poetica e negli anni fecondi e travagliati del secondo dopoguerra, affondano le radici poetiche di Pio Vigo.
Quando il lettore si imbatterà nella poesia di Vigo, si troverà di fronte ad una scrittura disarmante, minimalista tutta intenta a cantare. E incurante dei giudizi altrui come “un raggio di sole che riesce a squarciare le nubi”.
Ora che il nostro ha varcato le porta della storia e definitivamente ha tolto i calzari del pellegrino, è nella condizione di vedere le cose così come realmente sono e gioirne pienamente. Per sempre.
don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa