Testimonianze Covid / Ho avuto tanta, tanta paura

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testimonianza Covid 19

Pubblichiamo l’intensa esperienza di Covid 19 di una ragazza che ha voluto raccontarla, tra le testimonianze, attraverso la nostra testata.

Testimonianze Covid / Ho avuto tanta, tanta paura

Ho avuto paura, è questo che si prova… tanta, tanta paura. Avevo avuto un “contatto certo”, così vengono definiti coloro i quali, sottoposti al tampone, risultano “positivi” al controllo. Dopo 3 giorni ho deciso di farlo anche io, il tampone rapido, che solo dopo pochi minuti di attesa ha decretato la sentenza. Ero “negativa”, quindi, per me, libera e soprattutto certa di poter rientrare a lavoro e alla mia vita di sempre.
Invece mi sbagliavo, non mi è stato permesso…mi aspettava la “quarantena preventiva”, quella che ti chiude in casa in attesa che l’ASP ti comunichi quando poter fare il tampone nasofaringeo.

Certo la prevenzione è importante, mi ripetevo. Io lavoro in un supermercato e non esiste atteggiamento più corretto da applicare, pensai, ignara di cosa sarebbe successo di lì a poco.

Testimonianze Covid / La quarantena…

Erano i giorni che precedevano le festività natalizie e il medico mi mise subito in guardia dicendo che avrei dovuto trascorrerle da sola. Si proprio da sola, totalmente sola, senza poter incontrare nessuno quelle giornate. Quindi rinunciando alla cena della vigilia  del Natale con i miei, al pranzo, agli auguri, agli abbracci. Alla condivisione di tutte quelle cose che tutti noi ormai facciamo quasi in automatico e spesso senza dargli il giusto valore. Il mio “contatto positivo”, intanto, cominciava a stare male e la sua preoccupazione per me si faceva sempre più forte. Non mi ha mai lasciata da sola, si preoccupava per me e mille volte al giorno non faceva altro che chiedermi: come stai? Io non capivo… stavo bene! I primi giorni vissuti dentro casa mi sembravano una fortuna, finalmente a casa, mi ripetevo.

Mi dedicavo quindi a cose che non ero più riuscita a fare lavorando tutti i giorni e tutto il giorno al supermercato. Mi sentivo fortunata perché i miei ritmi lavorativi sembravano essersi arrestati e tutto ciò finalmente mi permetteva il dovuto e meritato riposo! Passavano i giorni e la “prassi medica” stabilì il mio primo tampone nasofaringeo in data 28 dicembre. Ma la tosse e i forti mal di testa cominciavano a non darmi pace, poi la perdita dei sapori e degli odori, quelli non li sentivo più! La “scacciata” preparata la sera della vigilia del Natale, che mi avevano amabilmente riposto nel piano dell’ascensore per evitare contatti diretti, improvvisamente non aveva più alcun gusto! Il tempo cominciava a scorrere “incontrollato”, senza avere alcun tono, nessun motivo che mi permettesse di ricordare il giorno prima e quello precedente.

Covid 19

Testimonianze Covid / La sentenza: ero positiva

Il tampone del 28 dicembre emise la sentenza: ero “positiva al covid 19”, ma lo sapevo già. Quello che non sapevo era lo stravolgimento, soprattutto psicologico, che tutto ciò avrebbe portato nella mia vita. L’isolamento obbligatorio fu la causa di ogni rivoluzione! Ho trascorso 40 giorni, 40 lunghissimi giorni a casa… da sola, con intorno l’affetto virtuale dei miei cari, dei miei amici e del mio “contatto”. Lui piano piano si riprendeva, io posso solo immaginare come si sia sentito. Ha sperato fino alla fine che non mi avesse contagiata: la responsabilità, il senso di colpa, aggravavano la sua condizione, nonostante provassi ogni giorno a rassicurarlo. 

Ho avuto molto tempo da trascorrere sola con me stessa ma non mi era concesso condividere i gesti, anche quelli più semplici, con nessuno. Se non attraverso un telefonino che era ormai diventato il mio unico e indiscusso amico. Anche il quartiere in cui abito, quindi, cominciò a sapere che “avevo il covid 19” e dunque ero “infetta”.
Per Grazia di Dio non ho avuto sintomi pesanti e il decorso della malattia non è stato grave. Però ero “malata” e il vero problema non è stato vivere la malattia… ma uscirne!
Ho dovuto affrontare la sfida dell’isolamento che ha provocato l’emergere di sentimenti contrastanti, difficili da gestire, come l’ansia, la paura, l’incertezza per il post-covid.
Ritornare alla vita di tutti i giorni, ricominciare a vivere la quotidianità, con i vecchi ritmi, la solita routine, non è stata cosa semplice. Tutto era cambiato! Io ero cambiata!

Covid 19, tutto era diverso: io e gli altri

Il primo giorno dopo l’isolamento, tutto mi appariva diverso, insolito, mi sembrava di vivere in un mondo ovattato. Anche gli sguardi delle persone che incontravo sembravano diversi, come delle spade pronte a colpirti con il loro giudizio. Ad additarti come quella “infetta”, giudicandoti perché non eri stata attenta. Camminare per strada mi faceva sentire diversa e convivevano in me reazioni in continuo mutamento. Da un lato, vivevo con il terrore di un possibile nuovo contagio, dall’altro vivevo con la frenesia di potermi riappropriare della libertà sin qui negata.

Piano piano si è fatta strada dentro di me la capacità di fronteggiare la realtà, ancora una volta, in maniera coscienziosa e positiva. Ho finalmente capito che “la forza è dentro di noi” ed è importante poterne attingere per riuscire a mantenere il controllo di noi stessi. Sono tornata a vivere la mia vita di sempre. Con i dovuti condizionamenti che continuano, purtroppo, a ridimensionare i nostri spostamenti e gli incontri a causa di questa pandemia.

Sono tornata al lavoro, ma la paura c’è sempre

Sono tornata al mio lavoro, nel mio supermercato ma sono tornata con la paura in ogni singolo giorno che passa. Dicono che l’unica cosa che possa salvarci da tutto ciò sia il vaccino. Però, allo stesso tempo, sembra che per noi operatori, non sia prevista alcuna corsia vaccinale prioritaria. Eppure ogni giorno scendiamo in campo per fare in modo che non manchino a nessuno i così detti “beni di prima necessità”! Quanti di loro si accorgono di quali e quanti rischi ogni addetto alle vendite, ogni cassiere, macellaio o salumiere, è costretto a correre, affinché la vita di ognuno soffra il meno possibile il peso della pandemia?

Quanti davanti a quella mascherina, che ormai abbiamo imparato a sopportare ogni giorno, riescono realmente ad apprezzare e rispettare la nostra presenza e il nostro servizio quotidiano? Forse la maggior parte della gente comune lo comprende… o almeno mi piace pensarlo. Ma le istituzioni, pensate se ne siano accorti? Il nostro lavoro garantisce un servizio essenziale e la nostra vaccinazione servirebbe a garantire maggiore tranquillità ai cittadini favorendo la ripresa dei consumi. Ma soprattutto servirebbe ad allontanare “la paura” presente negli occhi delle persone che incontri ogni giorno e presente ormai, nella vita di noi tutti.

G.S.

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